Vittorio Sgarbi: la cultura è il mondo

Intervista al noto critico d'arte che il prossimo 29 novembre sarà al TuscanyHall di Firenze con la sua lezione spettacolo su Leonardo

Se si parla di cultura, Vittorio vien da sé. Vittorio: e non può essere che Vittorio Sgarbi, il critico d’arte per mestiere, il provocatore per natura, il polemico per vezzo. L’uomo più duraturo del millennio: sì, perché passano le stagioni, vanno e vengono le mode, i volti, gli opinionisti, e passa do moda, a volte, persino il nero. Ma lui è sempre lì, di scena in scena, non passa mai di moda.

A tenerlo ben saldo, in tv, sulla stampa e ovunque ci sia da dire la propria a gran voce, è forse la sua fama di disturbatore a tutti i costi. Forse l’esercito belante che chiama in causa ogni volta con il suo arci-noto tormentone “Capra! Capra! Capra!”. E indubbiamente il suo impareggiabile sapere su cultura, arte e patrimonio artistico italiano . In un paese che possiede il maggior numero al mondo di siti Unesco ed è tutto un patrimonio dell’umanità sparso per ogni dove, dove antichità e bellezza sono la norma, difficile non trovare argomenti di cui parlare con “Vittorio”.

Dall’ arte, alla bellezza, al “suo Leonardo”, quello che porta in scena ormai dal oltre un anno, applauditissimo, con più di 60 repliche in attivo in attivo in tutta Italia: di questo abbiamo parlato con lui e non solo.

La cultura salverà il mondo? 

Il mondo è intriso di cultura. Senza la cultura non ci sarebbero nemmeno la tecnologia, la modernità, la scienza, la medicina. La cultura non è una cosa diversa dal mondo, non è neanche un’astrazione, per cui possa appartenere a qualcuno. Quando si va in un ospedale, lì c’è la cultura della cura; in un ristorante, la cultura della cucina. La cultura non salverà il mondo: la cultura è il mondo. Il mondo senza cultura: non è.

Cultura, arte e lingua come beni comuni: tre regole per la loro tutela.

Non servono proclami di richiami a un soccorso che deve arrivare da chissà dove. Da noi c’è una quantità tale di cose che la tutela è molto difficile e si estende su campi molto ampi. Ma lo Stato c’è, si prende cura dei beni. Un esempio visto di recente, il restauro del dipinto di Ippolito Sani, “La Lapidazione di Santo Stefano” del 1596: è conservato in cima a una montagna della Garfagnana, in un piccolo paese di poche anime, Coreglia Antelminelli ed è stato restaurato con grande cura. Un esempio fra tanti che c’è attenzione, anche per i luoghi più remoti. 

Pubblico e privato: che ruolo possono avere le imprese per la tutela del patrimonio artistico?

E’ una ricetta conosciuta e che funziona, certo. I privati possono decidere di partecipare per avere una responsabilità non soltanto rispetto alla loro impresa ma rispetto alla memoria, alla tradizione, alla loro immagine. Questo è già in corso da tempo, produce risultati e si può intensificare.

Cultura e lettura: leggere perché?

Leggere è una condizione individuale, solitaria che si può praticare rimanendo nella propria solitudine. Ognuno è un mondo che si confronta con un libro. Per me meglio un libro che un concerto. Questione di gusti.

Cosa fare per rendere la lettura oggi una sana abitudine quotidiana e di tutti?

La lettura è una necessità della nostra anima. Mi pare oggi che i giovani leggono, continuamente, attraverso i loro cellulari. Per esempio, in questo piccolo cellulare c’è tutta l’enciclopedia Treccani, tutta l’enciclopedia Britannica, c’è tutta la letteratura del mondo, tutte le opere di Shakespeare e di John Donne . Se uno cerca, in un solo telefono ha tutto quello che vuole: un telefono ben usato è una biblioteca infinita.

I suoi libri appassionano anche se trattano temi non popolari: qual è “il segreto del successo”?

È perché… hanno le figure! I telefonini hanno il difetto di avere figure piccole. I miei libri hanno figure grandi. Finché le figure sono più grandi dello schermo, i libri potranno prevalere. Quando lo schermo sarà molto più grande, sarà inutile raccontare certe cose con i libri. 

L’anno di Leonardo. Ci parli del Leonardo che porta in scena

Quello che racconto io è un dilettante assoluto, un genio dell’imperfezione che non ha mai lavorato in vita sua, che non ha mai avuto nessuna commessa e quando ce l’ha avuta ha sofferto tantissimo. Che ci ha messo 4 anni per fare la Gioconda.

Era uno che pensava molto: i filosofi non fanno ma solo molto considerati. Infatti il Re di Francia lo chiamò perché lo considera un filosofo. Come pittore ha fatto la Gioconda: il quadro più importante che esiste al mondo. La Gioconda vive con noi, è una compagna. E lui è stato un grande filosofo, il personaggio più vicino a Dio nella storia dell’umanità.

E se Vittorio Sgarbi fosse un quadro?

Sarei… il quadro di un pittore fiammingo, Verbruggen, uno dei principali pittori olandesi di nature morte floreali tra Sei e Settecento.

Come se la cava con gli scioglilingua? Sopra la panca la capra…

… Campa! 

E tenetevi pronti: perché dopo Leonardo, in cantiere c’è già il prossimo progetto che guarda indietro all’anno 1321. A 700 anni esatti dalla scomparsa del sommo poeta, il personaggio da portare in scena non poteva che essere Dante. Il “Dante secondo Vittorio”. 

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Il video

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L’EVENTO A FIRENZE 

Leonardo in teatro 

A grande richiesta si REPLICA a NOVEMBRE
Vittorio Sgarbi 
– Venerdì 29 Novembre 2019 al Tuscany Hall Teatro di Firenze . Prevendite su TicketOneBoxoffice Toscana

Lo spettacolo

Una lezione spettacolo su Leonardo, un modo per favorire e promuovere la conoscenza del genio toscano che ha immaginato il futuro, e del quale ricorre nel 2019 il cinquecentenario della morte.

Il «Leonardo» che Vittorio Sgarbi porta in scena avvicina tutti indistintamente alla storia dell’arte, così come ai grandi temi esistenziali: questo percorso, che coniuga teatro e storia dell’arte, esplora Leonardo di Ser Pietro da Vinci (1452-1519) a tutto tondo: ingegnere, pittore, scienziato del Rinascimento, ci ha tramandato un corpus infinito di opere da studiare, ammirare e su cui tornare a riflettere ed emozionarsi. In scena non solo i capolavori «Monna Lisa» e l’«Ultima Cena» ma anche la bellezza degli studi che Leonardo intraprese, come quello che lo portò a volare.

«La competizione con Dio – ha detto Vittorio Sgarbi è il tratto primario di questo simbolo italiano della ricerca e della conoscenza. Poi c’è un fondamentale dilettantismo: è un autore che non ha un professionismo nell’arte ma cerca, tenta e sperimenta. Il più alto esempio di Rinascimento incompiuto, uno per cui la cosa più importante era l’intuizione: grande mente e talvolta pessima mano. Un esempio è l’esecuzione del Cenacolo che, come sappiamo, è stato dipinto male perché non è stato eseguito a fresco ma a secco. Quindi è il genio dell’imperfezione, una personalità nella quale c’è l’ansia della conoscenza ma non c’è la perfezione convinta. D’altro canto l’arte non è sinonimo di perfezione a ogni costo. L’arte è ricerca, sperimentazione, proposta di cose nuove e da questo punto di vista Leonardo da Vinci è l’artista ideale».

Leonardo è padrone di una mente aperta, ampia e curiosa. Il suo è un genio che, pur dimostrando superiorità assoluta, non ha mai raggiunto un risultato effettivo; il suo talento e le sue percezioni sono talmente sconfinati da rappresentare essi stessi l’opera più elevata: che l’uomo dovesse volare è stata una sua intuizione, ci ricorda Sgarbi, ma ha fallito nel realizzarla, anzi altri lo hanno fatto al suo posto. Leonardo è la perfezione dell’incompiutezza.

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