In dialetto significa “piccola peste” ed è proprio così che il nonno chiamava Alberto Cotta Ramusino, in arte Tananai. Il 10 maggio, alle 21, sarà sul palco del Nelson Mandela Forum di Firenze per presentare il suo primo album di inediti Rave, eclissi, già disco di platino, e cantare dal vivo i suoi successi, come Abissale, Sesso occasionale, Baby Goddamn e Tango, con cui è arrivato quinto al Festival di Sanremo 2023, già disco di platino e fra le prime cinque canzoni più ascoltate nelle classifiche Spotify Italia e Fimi/Gfk dei singoli più venduti. Un anno di grande successo, ma che – lui dice – non l’ha cambiato. «Sono lo stesso Alberto di sempre. Ho capito quanto devi lavorare per ottenere una cosa. Spero di poter continuare a far musica ancora a lungo, migliorando costantemente».
In Tango canti l’amore a distanza fra due giovani separati dalla guerra, Olga e Maxim. Come è nato questo brano?
Avevo iniziato a scrivere Tango partendo da una mia esperienza. Quando mi hanno raccontato la storia di Olga e Maxim, la canzone ha preso una piega diversa. Ho scritto quindi come si può vivere un amore segnato dalla distanza obbligata e forzata dalla guerra. La guerra per noi è lontana, non ci pensiamo se non quando guardiamo il telegiornale, e anche in quelle occasioni raramente ci immedesimiamo nelle persone che la vivono, nei loro sentimenti e relazioni. Scrivendo la canzone è venuta l’idea del video: volevo far vedere la realtà dell’amore. Sanremo è stato il palco importante per presentare una canzone a cui tenevo così tanto.
Per promuovere la tua musica usi i social con successo. Sei consapevole dell’influenza che eserciti sui giovanissimi?
Sui social mi piace mostrarmi così come sono, puntando sull’ironia e la leggerezza. Il mio pubblico condivide il mio senso dell’umorismo. A volte sento la responsabilità di un seguito così grande, soprattutto fra i più giovani, ma credo che un buon uso dei social consista nel mostrarsi esattamente come loro, con sincerità e rispettando la vita privata di ognuno.
E tu, che adolescente sei stato? Hai raccontato di essere stato vittima di bullismo…
Sono sempre stato un bambino vivace, anche se timido. Ho avuto una bella infanzia, ma come tutti ho avuto dei periodi più difficili. Il mio consiglio è quello di vivere le cose con la giusta leggerezza, che è diversa dalla superficialità. È fondamentale non prendersi troppo sul serio, farsi scivolare addosso le cattiverie gratuite che vengono dette. Non farsi abbattere dal giudizio altrui, ma trovare la propria corazza di protezione: per me è la musica.
Nell’album Rave, Eclissi racconti le due anime, quella più leggera e quella più introspettiva. In quale ti rispecchi di più?
In entrambe. A volte mi piace prendere del tempo per me, altre volte ho voglia di fare festa, stare con gli amici e con le persone che amo. Sono così nella vita di tutti i giorni: scatenato e, allo stesso tempo, riflessivo.
Come sei fuori dal palco?
Esattamente come mi vedete sul palco, cerco di portare me stesso in tutto e per tutto. La musica mi aiuta ad aprirmi con le altre persone.
Sappiamo che sei un appassionato lettore; quali sono i tuoi autori preferiti?
Amo gli scrittori russi e di Dostoevskij ho letto proprio tutto. La sua arte rispecchia l’evoluzione dell’uomo, ha indagato sui rapporti verso l’alto e verso l’infimo e questa sua introspezione mi affascina.
I tuoi genitori hanno sostenuto la scelta di fare il musicista e il cantautore?
La priorità per loro è sempre stata la voglia di vedermi realizzato e felice. Da piccolo mi chiamavano “martello pneumatico” perché se avevo qualcosa in testa facevo di tutto per raggiungerla, continuavo a battere per quel traguardo. Con il tempo si sono resi conto che la mia priorità era la musica e ho la fortuna di avere genitori sensibili da capire che, se hai questo fuoco dentro, non alimentarlo provocherebbe frustrazione. Ho sempre cercato di fare musica con serietà, dedizione e passione, e i miei genitori mi sostengono molto.