Cavalletto, tela e tavolozza dei colori: è l’immagine, un po’ romantica se vogliamo, che abbiamo di un artista al lavoro. Si può fare a meno del cavalletto – Jackson Pollock, ad esempio, faceva gocciolare i colori direttamente sulla tela distesa a terra -, e anche la tela può essere sostituita da altri supporti – pensiamo agli affreschi o ai murales. E ai colori, proprio non si può rinunciare?
Non è così per Enzo Fiore, sulla cui tavolozza ci sono invece foglie e radici, terra e muschio, e poi pietre, resina, anche insetti. Milanese, classe 1968, è il protagonista della mostra “Arte e natura – Appropriazioni”, che la Fondazione per la Cultura Pontedera propone nelle sale di Palazzo Pretorio fino al 10 aprile prossimo.
«Non sono mai stato attratto dai colori – afferma -, fin dall’inizio mi sono confrontato con materiali che hanno a che fare con il mondo organico. Ho sempre utilizzato materiali come foglie, radici, sabbia; o come la resina epossidica, che ingloba elementi naturali o insetti. Questo perché la realtà è fatta di materia biologica, e io utilizzando questo tipo di materiali cerco di avvicinarmi all’essenza delle cose. Pensiamo a un ritratto: così come noi siamo fatti di materia organica, e non di colori ad olio, utilizzare materiali che sono più vicini a come siamo fatti noi mi consente di accostarmi maggiormente alla verità delle cose». Non una tecnica alla quale Fiore è approdato al termine di un percorso, ma una scelta compiuta fin dall’inizio («avrò realizzato in tutto cinque quadri con i colori ad olio, forse neanche», dice).
Da Leonardo a Basquiat
Le “Appropriazioni” del titolo fanno riferimento al corpo centrale della mostra, nel quale sono esposte le, appunto, appropriazioni e rivisitazioni di una serie di opere celebri, da Tiziano a Velasquez a Leonardo. «Mi sono ispirato a una serie di quadri antichi – racconta -, li ho “digeriti”, se si può dire così, e li ho reinterpretati. Ad esempio la mia versione della Vergine delle rocce di Leonardo è composta da resina, terra, foglie, radici e insetti».
Non si tratta di sostituire semplicemente un materiale a un altro, ma di una differente idea di arte: «Apparentemente alla distanza devono sembrare dipinti, o delle copie quasi banali; poi da vicino si scopre che c’è tutto un altro mondo. È come accade nella realtà: da lontano, di un albero vediamo solo la forma; se ci avviciniamo, perdiamo di vista la forma e scorgiamo la corteccia, gli animali che vi si insinuano, le foglie rotte. Per cui l’opera va guardata da lontano e da vicino, è lì che si crea l’attrito: alla distanza c’è il quadro ben costruito, da vicino invece si è quasi respinti tanta è la brutalità con la quale è composto».
In mostra anche sculture, nelle quali l’artista tenta di ricostruire il sistema arterioso e muscolare delle forme anatomiche («le radici sono distribuite come se fossero le vene o i muscoli rinsecchiti, per cui sembra di vedere degli uomini o degli animali pietrificati»); e i ritratti, da Basquiat a Andy Warhol, da Frida Kahlo a Keith Haring, nei quali rivisita l’iconografia di personalità che hanno maggiormente rappresentato e interpretato la nostra epoca.
Arte per tutti
«Quello che cerco di fare – conclude Fiore – è un lavoro che sia leggibile da tutti. Un po’ come succedeva secoli fa, quando i quadri del Rinascimento potevano essere compresi dai grandi intellettuali ma anche dalle persone normali, perché erano costruiti su più livelli. Opere cioè che non abbiano bisogno di una spiegazione: la complessità sta nella struttura della composizione, e ce ne rendiamo conto quando ci si avvicina all’opera».
Speciale per i soci Unicoop Firenze
Per i soci di Unicoop Firenze, ingresso ridotto e visite guidate gratuite (con il pagamento del solo biglietto ridotto) il fine settimana.
Info sulla mostra: www.palp-pontedera.it