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Il vuoto cosmico e quello dell’atomo spiegati dal fisico Guido Tonelli

Il fisico Guido Tonelli è stato ospite il 3 dicembre alla Biblioteca delle Oblate di Firenze nell'ambito della rassegna "Leggere per non dimenticare". Il calendario dei prossimi incontri

«Non è né statico, né banale, ma vivo e brulicante di particelle. Il vuoto è completamente diverso da come lo avevamo immaginato finora». Lo spiega con parole semplici e tanti riferimenti filosofici, storici e di vita personale, Guido Tonelli, professore di Fisica all’Università di Pisa e uno dei padri della scoperta del bosone di Higgs al Cern di Ginevra, nel libro L’eleganza del vuoto (Feltrinelli).

«Dopo una giornata trascorsa a parlare del vuoto, in termini fisici e filosofici, assieme a Emanuele Severino, in una comunità per malati psichiatrici, un giovane ospite mi ha mostrato il quadro che aveva appena dipinto, dicendo: “Io il vuoto lo vedo così: molto colorato, molto elegante”. Mi ha talmente colpito che mi ha ispirato il titolo del libro».

Riassumere una telefonata di mezz’ora con uno dei più importanti fisici al mondo nelle poche righe di questa pagina, non è per niente semplice, perché Tonelli riesce a passare con “eleganza”, appunto, dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande. Ed è difficile scegliere cosa riportare.

Guido Tonelli, fisico

Dunque il vuoto non è vuoto?

Esattamente, il vuoto quantistico è un brulicare di possibilità, una specie di giacimento contenente una quantità infinita di materia e antimateria, elettroni e positroni, protoni e antiprotoni e così via. Che possono essere estratti dal vuoto, come facciamo quotidianamente, usando gli acceleratori di particelle del Cern.

Arriveranno nuove scoperte?

Il giorno che scopriremo le leggi più nascoste che governano il vuoto, forse potremo sfruttarle anche a fini pratici ed economici. Ne nasceranno tecnologie che adesso possiamo solo immaginare.

Perché dovremmo studiare proprio il vuoto?

Finora l’umanità, con i suoi scienziati, si è concentrata nello studio della materia, cioè della massa-energia, ottenendo risultati strepitosi. È arrivato il momento di dedicarci a studiare il vuoto, lo spazio-tempo, che contiene la materia e che è ovunque: domina, per esempio, la struttura degli atomi o dei nuclei, che sono regioni, in larga misura, vuote; ma domina anche lo spazio cosmico, con l’enorme struttura di spazio-tempo, che contiene centinaia di miliardi di galassie, che si piega, vibra e trasmette ovunque onde gravitazionali.

Cosa conosciamo dell’universo?

Siamo già arrivati a un attimo dal Big Bang. Sappiamo che l’universo nasce dal vuoto. Una semplice fluttuazione del vuoto dà origine a una bollicina di spazio-tempo nella quale si colloca una minuscola particella, capace di produrre quell’espansione furibonda che chiamiamo inflazione cosmica. Forse ci vorrà più tempo per capire esattamente come è nata la vita sulla Terra. Ci sono molti indizi che portano a pensare che ci sia, o che ci sia stata, abbondanza di forme di vita in altri corpi celesti. Gli scienziati cercano tracce, magari fossili, su Marte, o attorno ai numerosi vulcani o nelle enormi distese di ghiaccio di alcuni satelliti di Giove o di Saturno. Forse capiremo meglio l’origine della vita sulla Terra esplorando gli altri pianeti del sistema solare.

L’uomo saprà sfruttare positivamente le nuove scoperte?

Purtroppo, gli umani hanno capito molto presto che con una pietra appuntita si poteva raschiare la pelle o ricavare del cibo, ma anche uccidere altri umani. Questo duplice ruolo di ogni scoperta scientifica ci ha sempre accompagnato. Non c’è una ricetta per proteggerci, se non la morale, cioè i vincoli etici che ci diamo. Così sarà anche per le nuove scoperte, l’umanità dovrà diventare adulta e prendere coscienza che la vita su questo pianeta fortunato è fragile e dipende anche da noi e dai nostri comportamenti.

Tutti gli appuntamenti di “Leggere per non dimenticare” li trovare sul sito www.leggerepernondimenticare.com

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