La madre e la contadina prima, la protagonista della società borghese e aristocratica poi, e infine l’artista pienamente partecipe del sistema dell’arte e delle sue dinamiche. La mostra “Verso la modernità. Presenze femminili nella collezione d’arte della Banca d’Italia”, fino al 10 marzo nella sede fiorentina della Banca d’Italia, presenta trenta opere dal 1870 – un anno prima dell’apertura al pubblico della nuova sede della Banca Nazionale in via dell’Oriuolo, dal 1893 Banca d’Italia – ai primi decenni del ‘900, ed è, spiegano dall’Istituto, «una rassegna per riflettere sul lungo percorso di emancipazione della donna nelle diverse dimensioni, civili, economiche, culturali e sociali e per interrogarsi e discutere sulle sfide ancora aperte».
Un percorso espositivo che non è solo cronologico, ma che accompagna il visitatore attraverso le profonde trasformazioni dell’economia, della cultura e della società nel nuovo Stato – è nel 1865 che Firenze diventa capitale del giovane Regno d’Italia, ruolo che mantenne fino al 1871 – e che utilizza come fil rouge il genere del ritratto femminile.
Da Beatrice in poi
Curata da Ilaria Sgarbozza e Anna Villari, la mostra si apre – come omaggio a Firenze, alle sue radici culturali e alla donna che più di ogni altra le può rappresentare, Beatrice – con l’esposizione di tre preziosi esemplari dellaDivina Commedia appartenenti alla collezione libraria della Banca, aperte su tavole raffiguranti la musa ispiratrice.
Il percorso prosegue poi con opere che guardano alla dimensione domestica della donna, dalla Maternità di Silvestro Lega – a essere ritratte in un momento di vita borghese di toccante intensità lirica sono la cognata e il nipote dell’artista – al Profilo di donna di Giovanni Fattori, dalla contadina dell’entroterra abruzzese, selvaggia e sensuale (Bimba al sole di Francesco Paolo Michetti), alla giovane sorridente in Felicità di Antonio Mancini.
Il rinnovamento del linguaggio figurativo dell’ultimo quarto dell’‘800 porta la pittura “En plein air” (titolo della sezione successiva), e la classe borghese in ascesa chiede altro al genere ritrattistico: anche le donne escono dalla dimensione domestica ed entrano in quella mondana, ritratte in abiti alla moda (Sulla terrazza di Giacomo Grossi) o in momenti di libertà nei quali il mondo dell’infanzia e il tema della maternità non sono più rappresentati attraverso i cliché romantici e veristi, come in Giochi in riva al lago (o Giorno di festa) di Ettore Tito. E sono eleganti ed emancipate le protagoniste della sezione “Alta società”.
Non solo mamme
Significativo il Ritratto di signora (Giovane naturalista) di autore anonimo, nel quale l’artista coglie la concentrazione della misteriosa naturalista mentre indaga una conchiglia: «All’alba del Novecento – scrive Sgarbozza – l’ingresso delle donne nel mondo della scienza è prossimo, trainato dall’esempio di Marie Curie, vincitrice del Premio Nobel per la fisica nel 1903».
La mostra propone anche un focus su quattro artiste, le cui opere e le cui biografie si pongono come prototipi di un ulteriore modello femminile, che solo nel ‘900 può esprimersi pienamente: quello dell’artista professionista. Fra queste Leonetta Cecchi Pieraccini: allieva di Fattori, moglie del critico letterario Emilio Cecchi, sorella di Gaetano Pieraccini, primo sindaco di Firenze dopo la Liberazione, è l’autrice di Ragazza che cuce (Rita Cecchi), opera del 1927 scelta come immagine della mostra.
L’accesso è gratuito, dal giovedì alla domenica su prenotazione. A febbraio, visite guidate per i soci (il sabato tre turni: 10-15-17; la domenica alle 11 e alle 15) prenotandosi sul portale dedicato della cooperativa coopfi.info/eventi.