Senza i compiti da fare, chiusi in casa per ripararsi dal caldo, bambini e giovanissimi d’estate trovano rifugio in tv e videogiochi. Ma come fare a staccarli dagli schermi, grandi o piccoli che siano?
Ai videogiochi oggi si gioca soprattutto on line: basta una rete internet. «Anche i videogiochi hanno una valenza sociale, perché non si gioca da soli, ma stando connessi con gli altri. Così chi non può muoversi da casa sta ugualmente in contatto con gli amici – afferma Erika Bettini dell’Associazione ludica di promozione sociale Ludissea 42 – Facilitano la conoscenza dell’inglese e lo scambio con coetanei di altre culture. Sono però giochi ripetitivi, senza una scansione del tempo lineare: per questo ci dev’essere un adulto che vigila, altrimenti il rischio è che, immersi in un mondo accattivante, i ragazzi perdano la cognizione del tempo».
Se tra i ragazzi delle medie Fortnite va per la maggiore, tra le ragazze solitamente sono più apprezzati i videogiochi di simulazione, come The Sims, basati sulla gestione di un personaggio che compie azioni riproducibili nella vita quotidiana.
Il mondo dei giochi in scatola è cambiato moltissimo
Mentre un gioco on line “non termina mai” e si può imparare “per tentativi”, un gioco in scatola inizia e finisce in un tempo determinato e richiede la conoscenza delle regole. Negli ultimi 10-15 anni una grande evoluzione ha attraversato il mondo dei giochi in scatola: in Italia e all’estero sono sorte fiere e case editrici e gli stessi scaffali della grande distribuzione si sono arricchiti di proposte innovative che spesso si basano sulla cooperazione.
«I giochi cooperativi richiedono strategia: si condivide un obiettivo e allo stesso tempo bisogna osservare con attenzione quello che fanno gli altri – spiega Bettini -. In Shadows over Camelot, ambientato alla corte di Re Artù, tutti i partecipanti giocano insieme contro il gioco, fino a che si scopre che nel gruppo c’è un traditore».
Nei giochi semi-cooperativi è più stimolata la competizione: all’inizio si gioca in gruppo, poi uno contro l’altro. Molto coinvolgenti sono i party games, «giochi di gruppo incentrati sulla fantasia e l’interpretazione personale, come Dixit, in cui a turno si deve dare un titolo alle carte».
Raccontare una storia per imparare ad ascoltare gli altri
Tra i giochi narrativi, C’era una volta conduce i partecipanti all’invenzione di una storia corale. Il gioco ci aiuta anche a conoscere meglio chi abbiamo accanto. Ne I colori delle emozioni, adatto anche ai più piccoli, viene chiesto di raccontare episodi della propria vita in cui si sono provate paura, rabbia o altre emozioni, con risposte talvolta sorprendenti.
Nati come occasione di aggregazione per i ragazzi più grandi, negli ultimi due-tre anni si stanno sviluppando giochi di ruolo rivolti anche a bambini della scuola primaria. Da ottobre Ludissea 42, insieme a GiocoZona, Gruppo Ludico Chi Non Gioca Di Non Tocca, Save the meeple, organizzerà incontri dedicati a questi giochi in tre biblioteche fiorentine (Luzi, BiblioteCanova, Oblate), per bambini dai 10 anni.
«Nei giochi di ruolo ogni partecipante interpreta un personaggio che vive avventure e supera ostacoli in un mondo immaginario, da quello degli elfi all’Inghilterra vittoriana – conclude Bettini – Sono giochi che esaltano la capacità di ascolto e comunicazione con gli altri, avvicinando anche i più piccoli ai concetti di gruppo e all’importanza della collaborazione».