“Caveman- L’uomo delle caverne” al Puccini di Firenze

Il 18 gennaio in scena al teatro Puccini di Firenze lo spettacolo che racconta il difficile rapporto fra uomini e donne. Intervista all'attore Maurizio Colombi

Perché donne e uomini sembrano provenire da pianeti diversi? «Perché gli uomini sono rimasti al tempo della preistoria». A dirlo è Maurizio Colombi, l’attore che da anni porta sui palcoscenici di tutta Italia – sarà al teatro Puccini di Firenze il 18 gennaio – lo spettacolo cult Caveman – L’uomo delle caverne, divertente monologo sulle dinamiche di coppia. Frutto di tre anni di studi di antropologia, preistoria, psicologia, sociologia e mitologia, l’opera teatrale originale Defending the Caveman, scritta dal commediografo Rob Becker, è stato uno dei più longevi nella storia di Broadway e un successo mondiale, tradotto in quasi venti lingue, proprio per il tema universale che affronta e per l’ironia con cui lo fa.

Qual è il segreto di tanto successo?
È prima di tutto la capacità di identificarsi nelle storie che scatena le risate della gente.

Perché il riferimento all’uomo delle caverne?
Perché l’uomo normale, di tutti i giorni, è rimasto essenzialmente quello di allora. Certi comportamenti maschili sono intrinseci della nostra origine. L’uomo si è poco evoluto, diciamo. Mentre le donne sono cambiate, eh se sono cambiate!

In che senso?
Lo vediamo, le donne sono più avanti, hanno posizioni sempre più importanti, sono multi-tasking. Sono completamente cambiate rispetto alle loro antenate cavernicole. Invece, noi maschi siamo rimasti più primitivi, più chiusi, sempre imprigionati nel ruolo che abbiamo avuto per migliaia di anni di protettori della famiglia. Ancora oggi ci portiamo dietro questi limiti. Per questo le donne non ci capiscono.

Ci sono molti problemi di comunicazione nelle coppie…
Eh sì, gli uomini, generalmente, fanno più fatica ad esprimere i propri sentimenti, non riescono ad aprirsi e a parlare di sé, perché non è nella nostra indole e di questo le donne si arrabbiano. Incomincio lo spettacolo con la frase «Gli uomini sono egoisti, str*, str*, str*» e il pubblico femminile scoppia in un fragoroso applauso. Spesso lo siamo davvero, ma non ce ne rendiamo conto.

Oggi, uomini e donne vivono in costante contrapposizione. Non lo trova un po’ eccessivo?
Eh già, non si può più neppure scherzare, se fai un complimento a una donna, sei subito accusato di cat-calling (molestia maschile consistente nell’espressione verbale e gestuale di apprezzamento di natura sessuale rivolto in modo esplicito, volgare e talvolta minaccioso, a una donna incontrata per strada o in un luogo pubblico; letteralmente indica il verso per chiamare i gatti, ndr)!

Il monologo è stato scritto diversi decenni fa; qualcosa è cambiato nel frattempo?
Sì, certamente, e sono stati fatti degli adattamenti al testo originale, proprio perché la società è mutata. Le nuove generazioni sono molto più fluide e non si riconoscono nella rigidità dei ruoli tradizionali per secoli attribuiti ai maschi e alle femmine. Credo che in futuro andremo sempre più verso questa fluidità di ruoli e generi. Come avviene fra i bonobo.

Come le scimmie?
Sì, i bonobo condividono tutto, anche sessualmente.

Il tema è scivoloso, torniamo allo spettacolo. Grande successo in tutta Italia, anche in Toscana?
Soprattutto in Toscana e a Firenze. Ricevo sempre tanti applausi e c’è una grandissima partecipazione. Molte persone ritornano ogni volta che Caveman va in scena. Qui mi sento come a casa.

Come finirà la lotta fra uomini e donne?
Concludo lo spettacolo dicendo che noi uomini abbiamo perso anche il privilegio di proteggere le nostre donne, ma che in realtà quando guardo mia moglie mentre dorme, continuo a seguire l’istinto primordiale di volerla proteggere. Direi che è un segno di amore e di pace.

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