Galeotto fu quell’abito liturgico, un piviale quattrocentesco di velluto verde, che il medico fiorentino Giovanni Falletti vide esposto nella vetrina di un antiquario: un vero e proprio colpo di fulmine che lo ha portato, in cinquant’anni di appassionata ricerca, a raccogliere e conservare manufatti tessili, ricami, libri, stampe, monili, armi storiche e maschere rituali provenienti dall’Europa e da molti Paesi asiatici e africani.
Cosa fare di questo straordinario patrimonio? Falletti ha deciso di donarlo al Museo del Tessuto di Prato, e «per più motivi – spiega -. Ovviamente non volevo che quanto da me raccolto andasse disperso in mille rivoli inadeguati e impropri. Il Museo del Tessuto di Prato mi è parsa una struttura ottimale per il suo alto livello culturale e scientifico»; inoltre «la donazione ad un museo permette alle mie cose di non essere più un piacere per un singolo, ma di divenire di pubblica utilità».
Dall’Europa, dal Giappone e da molti Paesi nel mondo
Così, in occasione dei suoi 50 anni, il Museo propone “Tesori di seta. Capolavori tessili dalla donazione Falletti” (fino al 21 dicembre), che presenta una parte delle opere provenienti da questa consistente raccolta. La donazione è infatti estremamente ricca, con oltre 2000 oggetti fra stampe giapponesi della seconda metà del ‘700 e dell’800, tessuti di manifatture europee dal ‘400 al ‘700, e ancora litografie, acqueforti, xilografie e stampe dal ‘500 all’800, e poi ricami, fasce ornamentali, pannelli, maschere, monili, armi rituali provenienti da Africa, Asia Centrale, Asia Orientale, Sud America.
Curata da Daniela Degl’Innocenti, conservatrice del museo, con la consulenza scientifica di Roberta Orsi Landini, massima studiosa italiana del tessuto e del costume, questa prima mostra, composta da ottanta opere, si concentra così su manufatti tessili e ricami antichi che rappresentano il nucleo iniziale da cui Falletti ha avviato il suo viaggio di collezionista, in un percorso cronologico che attraversa quattro secoli di grande manifattura tessile e che incrocia stili, produzioni, materiali e soggetti, eccezionali testimoni della produzione europea dal ‘400 alla fine del ‘700.
«Questa mostra presenta un patrimonio assolutamente raro da un punto di vista storico e artistico – dice la curatrice – e la definizione di “tesori” è calzante perché tanti di questi manufatti, oltre a essere realizzati totalmente in fibra di seta, sono anche impreziositi da filati metallici in argento o in oro». Lavorazioni che caricavano l’oggetto di un costo che era proponibile soltanto per i grandi personaggi delle corti rinascimentali, o le alte gerarchie ecclesiastiche, oppure i ricchi mercanti: beni che oggi definiremmo di lusso.
Economia circolare ante litteram
«L’aspetto curioso è che questi beni, una volta terminata la loro prima fase di esistenza, poi venivano riutilizzati attraverso il mercato secondario dei rigattieri, cioè di una classe delle arti minori che aveva il compito di rivendere l’oggetto confezionato (se, naturalmente, non era passato in eredità). Infatti di solito questi manufatti conoscono più di una vita, passano dall’essere abiti all’essere smontati per la confezione di paramenti liturgici, per finire poi come parte di rivestimento per arredi: la storia di un manufatto di seta è una rigenerazione continua». Economia circolare, diremmo oggi.
Sotto la bellezza di un tessuto c’è di più, spiega ancora Degl’Innocenti: per apprezzarla veramente, per andare oltre l’effetto artistico che si genera dall’osservazione dei manufatti antichi «bisogna entrarci con il microscopio e rendersi conto della grande conoscenza e competenza degli artigiani». Due apparati multimediali raccontano così il processo di lavorazione del tessuto e lo sviluppo manifatturiero dell’arte della seta fino al periodo preindustriale, e un apposito tavolo dotato di microscopi digitali consente di osservare la struttura interna di alcuni tessuti e di considerare la complessità degli intrecci che ne permettono la realizzazione. «Perché – conclude Degl’Innocenti – come dico sempre il tessile non è solo arte, ma è arte, scienza e tecnica».
Per i soci ingresso in convenzione e visite guidate dedicate ai soci Unicoop Firenze.
Per consultare il calendario delle visite guidate dedicate e prenotazioni: coopfi.info/eventi
Per informazioni sulla mostra:
museodeltessuto.it