L’Istituto superiore di sanità, nel suo primo bollettino stagionale, rende noto che la febbre Dengue in Italia ha fatto registrare 117 casi dal 1° gennaio all’8 aprile 2024. Tutti associati a viaggi all’estero. Alla fine dello scorso anno erano meno di 400.
Numeri contenuti, ma perché se ne parla così tanto? «È una malattia infettiva causata da quattro virus chiamati Den-1, Den-2, Den-3 e Den-4 con sierotipi abbastanza simili che determinano una malattia con sintomi identici – chiarisce Alberto Farese, dirigente medico della Sod Malattie infettive e tropicali, dell’Ospedale Careggi di Firenze -. L’infezione viene trasmessa solo da zanzare infette del genere Aedes: nei Paesi dove la malattia è endemica (l’80% dei casi nelle Americhe) viene trasmessa da Aedes aegypti, ma l’arrivo alle nostre latitudini negli anni ‘90 di Aedes albopictus (la “zanzara tigre”) ha creato le condizioni anche in Europa per il verificarsi di casi, indipendentemente dall’aver soggiornato all’estero».
Quali sono i sintomi e come si fa la diagnosi?
Dopo un’incubazione che va da 3 a 14 giorni i sintomi, improvvisi, sono aspecifici: febbre con brividi, cefalea, stanchezza, dolori oculari e dolori muscolari e articolari. La febbre dura in genere 2-4 giorni e dopo compare un’eruzione cutanea al tronco, agli arti e al volto. I casi lievi guariscono solitamente nel giro di 3-4 giorni. Talvolta si sviluppa una febbre emorragica con interessamento di vari distretti e quadri clinici anche gravi. Per una diagnosi certa, si ricerca la presenza nel sangue del virus e degli anticorpi.
Il dengue può mettere in pericolo di vita i pazienti?
I casi gravi sono rari (meno dell’1%) e più frequenti nelle zone dove la malattia è diffusa, endemica cioè; infatti il principale fattore di rischio per le forme gravi è una precedente infezione da sierotipo diverso.
Le cure?
Al momento non esistono terapie specifiche. Come analgesico e antipiretico, il paracetamolo è da preferire agli anti-infiammatori, che potrebbero aumentare il rischio di sanguinamento. Nelle forme gravi occorre il ricovero. I pazienti con sintomi al rientro da zone dove è presente il dengue devono rivolgersi ai centri di malattie infettive e tropicali.
Si può prevenire?
Le zanzare che trasmettono l’infezione sono attive durante il giorno; quindi, nelle zone dove la malattia è presente, sono necessari indumenti che coprano la maggior parte del corpo, zanzariere sul letto, alle finestre e nelle zone di relax, e l’uso di repellenti anche sul corpo. Da noi sono necessari comportamenti utili contro la zanzara tigre (per esempio evitare il ristagno di acqua sotto i vasi) e la diagnosi precoce.
Quali sono i vaccini e chi li deve fare?
I vaccini approvati sono 2. Il Dengvaxia (Sanofi-Pasteur), ricombinante tetravalente approvato negli Stati Uniti per persone tra 9 e 16 anni che vivono in zone statunitensi dove la malattia è endemica e che abbiano avuto un’infezione precedente. È inoltre stato approvato in molti Paesi (Brasile, Costa Rica, Messico, Paraguay, Perù, Thailandia, Singapore) per persone dai 9 ai 45 anni con precedente infezione. Il Qdenga (Takeda), un vaccino vivo attenuato che richiede due dosi, è stato approvato di recente per soggetti dai 4 anni in su anche in Europa e ha una elevata efficacia anche a distanza di 4 anni. In Italia la situazione non è tale da dover vaccinare tutta la popolazione, però è consigliata a chi viaggia nei Paesi dove la malattia è endemica, senza trascurare le precauzioni ricordate, soprattutto se si è già stati infettati precedentemente. In Toscana la vaccinazione è offerta in regime di co-pagamento.