La faccia scontenta, la manina che allontana il piatto e un “no” deciso di fronte alla tavola imbandita. Capita spesso che i bambini, specialmente quelli più piccoli, abbiano con il cibo un rapporto molto conflittuale. Perché avviene e come comportarci? Risponde Laura Chiesi, dietista del Meyer.
Perché tanti bambini sembrano avere una vera e propria avversione al cibo?
Si chiama neofobia ed è, letteralmente, la paura del nuovo. Dei sapori e delle consistenze sconosciute. Si stima che questo problema sia comune al 20-30% dei bambini e la fascia più colpita sia quella dei 2-3 anni. Questa infatti è l’età dei “no”, quella in cui il bambino afferma la sua individualità e il rifiuto del cibo può far parte di questo processo.
È facile che, in questo periodo, i bambini inizino a rifiutare alcuni alimenti, come la verdura e la frutta. Altre volte diventano molto selettivi e, ad esempio, rifiutano certi colori e certe consistenze.
Come si affronta la neofobia?
È fondamentale, innanzitutto, abituare il bambino a una grande varietà di gusti già durante la gravidanza e l’allattamento, perché in questo periodo il liquido amniotico e il latte materno diventano “veicoli” e allenano il senso del gusto: se lo abitueremo precocemente a sapori diversi, avremo maggiori possibilità di vincere la neofobia.
Altrettanto importante è non farsi prendere dall’ansia. Non perdiamoci d’animo: lo stesso cibo va riproposto anche una ventina di volte prima di escluderlo, magari cambiandone le vesti o la cottura. Senza fretta, che è una nemica della serenità a tavola: lasciamo che il bambino sperimenti e manipoli in libertà.
Quando invece è meglio parlarne al pediatra?
Ci sono dei campanelli di allarme: se il rifiuto del cibo si prolunga nel tempo e diventa quotidiano e si accompagna a manifestazioni come il vomito anticipatorio o una selettività eccessiva, allora potremmo essere di fronte a un disturbo alimentare infantile e il pediatra potrà senz’altro aiutarci ed eventualmente indirizzarci a una visita specialistica.
Al Meyer abbiamo istituito un ambulatorio dedicato proprio ai bambini con problemi alimentari che, dopo una valutazione gastroenterologica, vengono seguiti da un pediatra gastroenterologo nutrizionista, da una dietista e da una psicologa. Questa équipe multidisciplinare può essere d’aiuto quando il disturbo diventa patologico. Ricordiamoci però che, nella maggior parte dei casi, la neofobia si risolve in modo spontaneo e che è molto frequente specialmente nel periodo dello svezzamento.
C’è qualche trucco per aiutarli a vivere meglio il momento del pasto?
Mangiare (e dormire) a orari regolari aiuta il bambino a stabilire una routine virtuosa. Ad esempio, una merenda ritardata nel pomeriggio (oppure troppo ricca di grassi) altererà il senso di fame per la cena: il bambino mangerà meno e, verosimilmente, non assumerà alcuni nutrienti fondamentali e le calorie necessarie per la sua crescita. Al contrario, arrivare a tavola con appetito li aiuterà a essere più bendisposti verso il momento del pasto.
Consigli pratici
- Le polpette: sono sempre un’ottima soluzione per veicolare alimenti meno graditi, come le verdure.
- Colazione: se il bambino non ama quella dolce, proviamo con il salato; ad esempio pane e ricotta.
- Abitudini alimentari: la famiglia deve condividere i pasti variando le scelte alimentari.