Fermatevi un momento. E provate a fare un bel respiro, pieno, con la schiena dritta, per poi buttare fuori tutta l’aria e farne un altro uguale. Probabilmente starete pensando che finora siete stati in apnea. Niente di più vicino alla realtà. Noi respiriamo poco e male. Strano a dirsi, per la funzione vitale per eccellenza. Eppure è così. Cattive posture, ambienti chiusi, dipendenza dal fumo, tempi veloci per ogni cosa, ci portano a respirare quel tanto che basta per sopravvivere.
Respirare per davvero è un’altra cosa. Lo sanno bene tutti coloro che praticano lo yoga o la meditazione, ed è da qualche tempo che il tema della respirazione corretta è entrato con forza anche nel mondo della medicina allopatica. La quantità di ossigeno che immettiamo nel nostro organismo ci basta appena. E questo fa male. Fa male ai nostri organi, all’ossigenazione dei tessuti, al sistema cardiocircolatorio, alla capacità digestiva, alla nostra psico-emotività e alla forma fisica in generale.
Ed è per questo portatrice – la cattiva respirazione – di un invecchiamento non sempre dei migliori e spesso di malattie. Non è un caso se il sindaco di New York, Eric Leroy Adams, abbia annunciato qualche tempo fa che tutte le scuole pubbliche della Grande Mela saranno presto obbligate a “fornire” ai loro allievi da 2 a 5 minuti di esercizi di respirazione consapevole ogni giorno.
Regole di respirazione
Dunque, prima di tutto, come si respira correttamente? Si inspira con il naso per permettere al diaframma di contrarsi e di abbassarsi al fine di far riempire i polmoni di ossigeno, si espira con la bocca contraendo i muscoli addominali. Ci accorgiamo che respiriamo male, perché normalmente il diaframma si alza invece di abbassarsi, e questo riduce la quantità di ossigeno che incameriamo. Tutto qui? Non proprio.
Il medico ed epidemiologo – già direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano – Franco Berrino, ad esempio, nelle sue 27 regole per perdere peso e ringiovanire ci ricorda che «anche respirare è nutrirsi. Ed è per questo che c’è bisogno di ritagliarsi dei momenti nell’arco della giornata per respirare profondamente e soprattutto consapevolmente. Perché, come anche nel caso del cibo, trasformare la respirazione in un atto consapevole permette di rigenerare il proprio corpo». Anche Daniel Lumera, biologo naturalista, docente e rifermento internazionale nelle scienze del benessere e della meditazione, va nella stessa direzione.
Sappiamo che respiriamo circa 21.600 volte al giorno, «e – dice Lumera – se almeno 28 di quei respiri li trasformassimo in respiri consapevoli, apporteremmo molti benefici al corpo: fra questi, il miglioramento della circolazione sanguigna, l’eliminazione delle tossine, il rafforzamento del sistema immunitario.
E la mente sarebbe molto più libera dalle emozioni negative. Passiamo il 47% della giornata a pensare a ciò che non sta accadendo. La mente errante, vagabonda, provoca una disconnessione dalla realtà e richiede un dispendio energetico inutile, il cui effetto è l’infelicità. Il respiro, invece, crea pulizia mentale e consente di fare chiarezza anche sul passato. Il respiro è il nostro tramite dal corpo alla coscienza». Non a caso uno dei best seller di Daniel Lumera si chiama 28 respiri per cambiare vita.
Corpo e spirito
E se finora abbiamo citato un medico ed un biologo, impossibile non citare anche un monaco che ha dedicato la vita a coniugare un percorso di fede, con la meditazione, lo yoga e le esperienze di tutte le altre tradizioni spirituali di cui siamo a conoscenza.
Guidalberto Bormolini è un monaco dei Ricostruttori nella preghiera, dalla grande preparazione accademica, consigliere spirituale di Franco Battiato e insieme carpentiere e falegname, che con la sua comunità ha ricostruito il borgo Tutto è vita (a Cantagallo, in provincia di Prato), dove c’è anche un hospice multiconfessionale, e dove attraverso il respiro, il silenzio e la meditazione ci si può preparare alla trasformazione della morte in vita.
Bormolini, autore de L’arte della meditazione. Meditare per respirare con l’infinito, ama sempre sottolineare che, anche quando respiriamo, dobbiamo ricordarci di essere «un essere umano integrale». E che – come ha scritto nella prefazione del medico anestesista rianimatore Francesco Landucci Fame d’aria – «toccare il corpo vuol dire toccarne anche la psiche e lo spirito». Respirate gente, respirate.
Si boccheggia
D’estate per la nostra respirazione non dovrebbe cambiare molto, perché noi umani, a differenza ad esempio dei cani, non termoregoliamo attraverso il respiro ma attraverso la sudorazione. Non dovrebbe perché interviene la variabile umidità, che aumenta il disagio fisico e tende a concentrare gli inquinanti che certamente non contribuiscono a farci stare meglio. Il caldo umido non consente l’evaporazione e quindi la sottrazione di calore.
Dunque, boccheggiamo, ripensando ai pesci che, a causa del ristagno estivo delle acque, hanno problemi a ossigenarsi e vengono in superficie a cercare aria.