Allergie: sintomi e cure

I consigli del professor Lorenzo Cecchi, presidente nazionale eletto di Aaiito, l’associazione che riunisce gli allergologi ospedalieri, e del professor Fabio Firenzuoli, direttore del Centro Regionale di Fitoterapia dell’Ospedale di Careggi

Chi ne soffre, lo sa già: anche quest’anno la stagione delle allergie è partita in anticipo. E per qualcuno non è mai finita. Se i cipressi impollinavano già all’inizio di gennaio, neppure la parietaria ha perso tempo e ormai fiorisce tutto l’anno, o quasi. Così già prima di Pasqua le graminacee hanno cominciato a spargere pulviscoli nell’aria.

«Di graminacee ne esistono tantissime specie: quando una finisce il suo ciclo, comincia subito un’altra. Per questo l’allergia si distribuisce in un periodo lungo, che mostra interruzioni e ripartenze» spiega Lorenzo Cecchi, presidente nazionale eletto di Aaiito, l’associazione che riunisce gli allergologi ospedalieri.

Quanto dipende tutto ciò dai cambiamenti climatici in atto?

«Il riscaldamento globale ha modificato il ciclo annuale di fioritura delle piante, anticipandone la tempistica soprattutto per quanto riguarda cipresso e nocciolo, che hanno già una fioritura precoce. Ancor più evidente e fastidioso per le persone sensibili è la fioritura doppia di alcune piante, non solo in primavera, ma anche a settembre e ottobre. Quello che registriamo con la parietaria qui in Toscana negli ultimi anni, prima avveniva solo nel sud Italia, dove fiorisce praticamente in qualsiasi stagione».

Alle variazioni sul lungo periodo, si sommano quelle che dipendono dalle condizioni meteorologiche di un determinato luogo e periodo.

«Di anno in anno può cambiare anche la concentrazione dei pollini nell’aria: due anni fa la fioritura del cipresso raggiunse un’intensità davvero fuori dalla norma. Difficile poi fare delle previsioni, perché variazioni meteo improvvise possono fermare l’impollinazione e ritardarla. I migliori rilevatori sono comunque i pazienti» precisa Cecchi.

I pazienti, appunto: sono sempre di più quelli che manifestano fastidi. Ma a cosa è dovuto l’aumento?

Fra gli studiosi sembra prevalere la teoria della riduzione di biodiversità: avendo diminuito il contatto con la terra e i suoi batteri, si è ridotta anche la ricchezza della flora batterica che regola la risposta del sistema immunitario.

Non c’è da meravigliarsi neppure che molte persone si scoprano allergiche anche in età adulta: fra le cause si mescolano fattori genetici e ambientali e l’esposizione a un allergene può esprimere in un determinato momento sintomi che non si erano ancora manifestati.

Sintomi da non confondere con quelli del Coronavirus, che purtroppo non ci lascerà presto come avevamo sperato: da considerare principalmente la febbre, che nell’allergia non si presenta, e lo starnuto, che invece è tipico dei fastidi dovuti ai pollini. Inoltre, tranquillizzano gli specialisti dell’Aaiito in un comunicato diffuso recentemente: «Non vi è alcuna evidenza che lo stato allergico (rinite e/o asma) rappresenti un fattore di rischio per un’evoluzione più severa di un’eventuale infezione da Coronavirus». Infine, raccomandano ai pazienti di effettuare la terapia: così facendo si può limitare il contagio per gli altri, riducendo gli starnuti e la tosse, e per se stessi, evitando il rischio che il prurito induca a toccarsi occhi e naso. Se poi i sintomi passano, significa che siamo di fronte alla solita allergia.

Altre info utili su www.allergicamente.it

Le piante che ci aiutano a combattere l’allergia

Se dalle piante arriva il disturbo, dalle piante può arrivare anche il rimedio. Sempre più persone cercano soluzioni alternative per combattere i sintomi dell’allergia da pollini e non sono pochi quelli che li trovano nei prodotti fitoterapici. Spesso grazie al passaparola, ma è sempre meglio affidarsi ai consigli di un esperto. Parlando con Fabio Firenzuoli, direttore del Centro Regionale di Fitoterapia dell’Ospedale di Careggi, si scoprono davvero tanti aspetti poco conosciuti, in un quadro composito e inaspettato.

Partiamo con un’avvertenza: «Innanzitutto precisiamo che anche alcuni prodotti naturali di uso comune possono provocare disturbi di tipo allergico nei soggetti predisposti. L’Echinacea, usata per rafforzare il sistema immunitario e prevenire i classici malanni delle vie respiratorie , può dare delle reazioni. Così la Ginkgo biloba, consigliata per migliorare la concentrazione nell’invecchiamento. Ma ancora più attenzione va prestata alla propoli, il cui utilizzo è molto frequente per combattere i sintomi del raffreddore, ma che anche in forma di spray può comportare reazioni allergiche in chi è sensibile a questa sostanza». A riprova che gli estratti fitoterapici possono avere effetti rilevanti sul nostro organismo, nel male ma anche nel bene, tanto più quando si parla di disturbi che dalle piante derivano.

«Nella cura delle allergie, quando il paziente rifiuta i farmaci convenzionali per gli effetti collaterali o perché non trova risultati, si può sfruttare l’attività di alcuni prodotti naturali, sia come prevenzione sia come trattamento dei sintomi» spiega Firenzuoli. Un aiuto ci arriva dall’oriente e dalla millenaria tradizione della medicina indiana: «Partiamo da una pianta poco conosciuta, ma che gli studi scientifici hanno confermato essere un potente mucolitico per la presenza di una sostanza chiamata ambroxolo. La pianta è la Adhatoda e se ne utilizzano le foglie: gli studi hanno dimostrato che risulta efficace contro le bronchiti asmatiche, anche di tipo allergico, perché funziona da bronco dilatatore» precisa Firenzuoli.

La Boswellia, la pianta da cui deriva l’incenso, ci regala invece una resina contenente acidi capaci di sviluppare azioni antinfiammatorie e quindi risulta efficace nei casi di gonfiori da allergie, come nelle riniti: «La si può assumere in compresse o in sciroppi, prima o all’inizio del periodo dell’allergia. Risulta molto utile anche nei bambini con adenoidi o nelle forme con polipi nasali, facilitando la respirazione».

Se anche la Boswellia era già utilizzata come pianta curativa da secoli in India, dalla tradizionale farmacopea italiana arriva un rimedio non molto utilizzato però, perché gli effetti di questa pianta sono molteplici e comportano una gestione molto attenta: «Della Liquirizia è nota la potente azione antinfiammatoria sullo stomaco, così come gli effetti benefici sulla gastrite e su piccole ulcere. Meno noto invece è che la stessa attività antinfiammatoria si esercita anche a livello bronchiale, riducendo l’assunzione di cortisone, spesso necessario in caso di allergie ai pollini, ma anche di orticarie e dermatiti atopiche. Però – specifica Firenzuoli -, la Liquirizia deve essere assunta con attenzione e seguendo una prescrizione medica, perché interagisce con molti farmaci, pregiudicandone o amplificandone gli effetti, e porta a un aumento della pressione sanguigna».

Infine, un rimedio fitoterapico che con il passaparola sta prendendo piede fra gli allergici è il Ribes nigrum, ma cosa ne pensa la scienza medica? «Non c’è una tradizione millenaria dietro il ribes, o meglio se ne sfruttano da sempre i frutti e le foglie, mentre contro le allergie si usa un derivato dalle gemme. Vero è che al momento non esistono studi scientifici che ne confermino gli effetti benefici, però le persone si dicono soddisfatte e continuano a prenderlo, favorendone l’uso con il passaparola. In fondo le tradizionali farmacopee si sono costruite nel tempo anche così, ma sarebbe meglio confermarle con adeguati studi scientifici».

La cura dei sintomi dell’allergia passa tradizionalmente dall’assunzione di antistaminici e cortisonici, ma da qualche anno è disponibile anche l’immunoterapia specifica, che prevede prima l’individuazione dei pollini responsabili della reazione e poi la somministrazione in piccole quantità dell’allergene, in via prevalentemente sublinguale. Un po’ come un vaccino, da fare all’inizio dell’autunno e durante il periodo dell’allergia.

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