Il Cestha di Ravenna

A Ravenna, ilCentro Sperimentale per la Tutela degli Habitat dove si salvano gli ippocampi, simbolo della parità di genere

Sono sicuramente fra le creature marine più simpatiche e un esempio di parità di genere. La femmina depone le uova in una speciale sacca incubatrice nel ventre del maschio ed è lui, dopo averle fecondate, che partorisce i piccoli con tanto di contrazioni.

Sono i cavallucci marini, o ippocampi, tanto affascinanti quanto minacciati dai cambiamenti climatici, dagli habitat modificati e dalle attività umane, come la pesca.

Sono numerose le specie sparse sul pianeta. Nei nostri mari, invece, ce ne sono solo due che colonizzano il Mediterraneo, dal Friuli alla Sardegna, alla Sicilia, fino alle coste della Tunisia. Una popolazione che negli ultimi decenni è calata del 20-30%. Sono l’Hippocampus hippocampus e l’Hippocampus guttulatus, molto simili nell’aspetto tranne che per la cresta, più pronunciata nel secondo.

Da dieci anni il Cestha (Centro Sperimentale per la Tutela degli Habitat), con sede a Ravenna, si occupa di proteggere e studiare la fauna marina e non solo.

«Fra i tanti progetti che seguiamo, quello sui cavallucci marini ci sta particolarmente a cuore – spiega Simone D’Acunto, direttore del centro -. Il punto di partenza è informare e dialogare con le persone, in particolare con i pescatori, che diventano i nostri primi alleati. Purtroppo questi animaletti rimangono impigliati nelle reti e se ributtati in acqua, soprattutto se feriti, la percentuale di morte è molto alta».

Piccoli e delicati

In questi anni è stato insegnato a chi svolge attività in mare come minimizzare l’impatto e come gestire i cavallucci feriti, che poi vengono portati al centro per essere curati.

«Alcuni arrivano gravidi, così facciamo nascere i piccolini in cattività. Sono pochi i centri in Italia che si occupano di questa specie perché la loro gestione non è facile». L’intenzione del biologo e del suo gruppo è quella di farli nascere e allevarli fino a quando sono in grado di affrontare il mare aperto. Un’altra criticità riguarda il loro nutrimento: «Non sono abbondanti le ricerche sulla loro dieta, sicuramente in natura trovano tutto quello di cui hanno bisogno, ma essendo così piccoli e mangiando cose ancora più piccole, non è facile individuare quali siano con esattezza».

Sappiamo, invece, che sono monogami per tutta la stagione riproduttiva. Entrambi, maschio e femmina, sono importanti al fine riproduttivo, il passaggio delle uova è complesso e delicato, così, una volta trovato il partner giusto, è cosa saggia non lasciare la vecchia strada per una nuova.

Collaborazioni internazionali

Il Cestha da anni si confronta anche con altri centri di ricerca, in particolare con la fondazione oceanografica di Valencia, in Spagna, che sta facendo un percorso simile.

«Prima di liberarli, vengono tatuati per monitorare lo stato di conservazione della popolazione locale. Infatti la nostra caratteristica è quella di salvare i singoli soggetti, ma anche studiarli per pianificare studi finalizzati alla conservazione».

A maggio è partita una campagna di crowdfunding, per incrementare l’allevamento degli ippocampi. L’iniziativa è realizzata con il contributo del divulgatore scientifico Giacomo Moro Mauretto, autore del progetto “Entropy for life”, che sui social è spiegato nei dettagli.

«In questi anni ci siamo occupati anche di razze, trigoni, tartarughe, seppie e squali – conclude il direttore -. È sempre una gioia ridare la libertà a un animale. Una soddisfazione che condividiamo con studenti e tirocinanti. Organizziamo anche delle summer school, cioè delle settimane di vacanza-studio che ci permettono di finanziare il Cestha e portare avanti le nostre ricerche».

Per informazioni

cestha.it

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