In Asia il cavallo affianca l’uomo da circa cinquemila anni, mentre in Europa la collaborazione è iniziata due millenni più tardi. Una convivenza fatta di complicità, ma anche sfruttamento. Per fortuna, oggigiorno, le doti di questo bellissimo animale godono di maggior rispetto e sono sempre più numerosi i “santuari” (sono chiamati così oasi e rifugi per animali perché custodiscono qualcosa di prezioso, cioè la loro vita, ndr) che ospitano cavalli da corsa a fine carriera o vittime di maltrattamenti.
Abbiamo incontrato Douglas Gattini, che da tempo mette al servizio di questi animali la sua professionalità. Di origini cilene, dal 1970 è impegnato nel campo delle discipline bionaturali, dello yoga e della naturopatia. Ha fondato la Federazione Italiana Shiatsu e da oltre 10 anni la scuola che dirige a Milano, Shambàla Shiatsu. Collabora con l’Istituto Nazionale dei Tumori e applica le sue conoscenze anche nella cura dei cavalli.
«Gli animali, come gli umani, hanno i meridiani dell’agopuntura tradizionale cinese – spiega Douglas Gattini -; per questa ragione è possibile trattarli allo stesso modo. Nel caso dei cavalli, il nostro intervento è svolto in collaborazione con il veterinario, che prima spiega la condizione di ogni singolo individuo».
Ogni trattamento è seguito da un verbale che consente di verificare i miglioramenti del paziente ed è utile anche per raccogliere dati per fare ricerca. Le discipline bionaturali non si sostituiscono alla medicina tradizionale, ma servono per migliorare il terreno di base sul quale operare e aiutano il soggetto, uomo o animale, a sentirsi meglio.
«Per esempio – aggiunge Gattini -, se il dolore è a una zampa, lavoriamo sul meridiano che si dirama in tutto il corpo. I testi antichi cinesi riconoscono da tremila anni che ci sono canali energetici che collegano la parte fisica a quella mentale».
Molti dei cavalli di cui si occupa Gattini sono ospiti del Dark Horse Sanctuary, che si trova vicino a Piacenza, un luogo speciale dove quelli maltrattati, destinati al macello o a fine carriera, trovano ospitalità. Attraverso le cure, un percorso riabilitativo e molto amore, trovano finalmente un po’ di serenità. Ed è proprio in questo centro che i fotografi Andrea Lavaria e Luisa Raimondi stanno lavorando a un progetto per dare un sostegno alla responsabile Anita Casabuona e a suo marito Gianluca Meroni.
«Ero andato al santuario per documentare le attività di Douglas sui cavalli – racconta Lavaria -, perché da tempo seguo il suo lavoro e volevo far conoscere lo shiatzu applicato in ambito veterinario. Poi mi sono innamorato di queste creature e ho sentito il bisogno di fare di più. Ho chiesto a Luisa Raimondi di portare avanti questo lavoro insieme, perché la sua sensibilità sarebbe stata di grande aiuto. Dopo i primi sopralluoghi abbiamo iniziato a fotografare».
Lo shiatsu (dal giapponese shi, dito, e atsu, pressione) si esercita sui cavalli attraverso pressioni con palmi, dita e pollici. Insieme a rotazioni e stretching degli arti, del collo e della coda, si facilita la circolazione del sangue, il movimento dei fluidi linfatici e l’attivazione del sistema nervoso autonomo, stimolando il ripristino di uno stato di vitalità e benessere. In generale lo shiatsu è utile per rilassare la muscolatura, sciogliere le articolazioni, migliorare la flessibilità dei tessuti e ridurre le rigidità.
«Vedere gli animali stare meglio – conclude Douglas – è una grande gioia, ricordo con molta tenerezza la storia di Tyson, un vecchietto pieno di artrosi, che abbiamo trattato, per alleviare il dolore, fino alla fine dei suoi giorni, o anche la figlia di Varenne (noto campione delle corse, ndr), che aveva la schiena incurvata dal peso. Spesso i cavalli che arrivano al santuario sono scheletri senza dignità, con lo shiatsu restituiamo loro la voglia di vivere».