Negli ultimi anni si sono molto diffuse alcune razze di cani come i pitbull, i molossoidi e simili. Sono animali straordinari per la loro intelligenza e attaccamento alla famiglia, ma sicuramente non sono adatti a tutti, come ripetono spesso gli educatori cinofili.
«Tutti i cani, sicuramente, possono mordere – spiega il veterinario comportamentalista Carlo Ciceroni, consulente tecnico di ufficio per il tribunale di Firenze -, ma alcune razze balzano alle cronache perché il danno causato da un pitbull, per esempio, razza originariamente selezionata per i combattimenti, non è certamente paragonabile a quello di un barboncino. Il suo morso ha una pressione circa cinque volte più potente di quella di un cane “comune”».
Perché lo fa?
È importantissimo sottolineare che quando un cane aggredisce, quasi sempre, è a causa di una gestione sbagliata da parte del padrone. Non vale l’equazione molosso-cane problematico: se viene compresa e rispettata la loro natura, possono essere ottimi animali da compagnia.
Dove manca il buon senso, la legge che cosa dice?
«Esistono varie normative, una nazionale, una regionale e una locale, che regolano la custodia di questi tipi di cani se gestiti in modo potenzialmente pericoloso. Spesso i cittadini segnalano alla Asl cani “sospetti” perché di proprietà di persone che hanno avuto problemi con la legge, aspettandosi che gli venga tolto. Magari il cane “incriminato” non ha neanche morso, ma la normativa non opera secondo questo criterio, è il veterinario della Asl che, di volta in volta, valuta e decide se e come intervenire. In ogni caso ci vogliono sempre delle prove».
In alcuni Paesi la presenza di certe razze è fortemente limitata: «In Gran Bretagna, Spagna, Svizzera, solo per citarne alcuni – spiega il veterinario -, ne è vietato l’allevamento, la vendita e l’importazione o anche la semplice detenzione, laddove non sia regolata da patentini».
Dopo il morso
Se si viene aggrediti da un cane, che cosa bisogna fare? «Cercare di mantenere la calma e chiedere alle autorità competenti la lettura del microchip direttamente sul posto. Poi andare al pronto soccorso, dove viene attivata la “pratica di morsicatura”, che mette in condizione la Asl di verificare l’effettiva pericolosità del cane per la pubblica incolumità».
Se l’aggredito è un cane, la procedura è uguale: bisogna identificare l’animale e andare dal veterinario, che segnala alla Asl sia il cane che ha subito il danno, sia quello che ha aggredito. «In caso di morte, il proprietario del cane che ha aggredito è perseguibile anche penalmente, ma è il proprietario che ha subito la perdita che deve fare la denuncia, perché questa non parte automaticamente».
Purtroppo si tratta di episodi tutt’altro che rari. «Solo su Firenze, tanto per dare dei numeri, la statistica indica dalle 700 alle 750 morsicature all’anno, a danno di persone, tendenzialmente familiari, o di altri cani. Per questa ragione è importante cercare di prevenire il problema. Quello che il veterinario della Asl deve fare – spiega il dottor Ciceroni – una volta valutato il contesto potenzialmente critico è chiedere, attraverso un’ordinanza sindacale, l’obbligo, quando si porta fuori il cane, di usare museruola, guinzaglio e fare un’assicurazione che copra eventuali danni. La polizia poi verifica se il proprietario ha precedenti penali. Qualora li avesse, la legge gli nega la possibilità di tenerlo. In tal caso il cane può essere ceduto, oppure mantenuto in una pensione o fare un percorso riabilitativo».
Purtroppo spesso questi animali finiscono nei canili, mentre la legge non vieta a chi li ha ceduti di prenderne altri.