A tu per tu con Chiara Francini

L'attrice, scrittrice e conduttrice toscana si racconta: dalla cucina alla scrittura

La primavera l’avrebbe passata comunque in casa, poi è arrivata la quarantena e non c’è stata scelta. Nei progetti di Chiara Francini, scrittrice, conduttrice e attrice – nel cast, fra gli altri, della serie tv Non dirlo al mio capo, campione di share da 3 milioni di spettatori a puntata nelle repliche di giugno 2020 -, infatti, c’era la scrittura del suo nuovo libro.

Il quarto romanzo dopo Non parlare con la bocca piena, Mia madre non lo deve sapere e Un anno felice, tutti editi da Rizzoli: «Andrà a toccare varie tematiche e sarà ambientato a Firenze» racconta Chiara, raggiunta dall’Informatore nella sua casa di Roma.

Il rapporto con Firenze, che ritroveremo nel libro, resta importante per lei?

Sono molto legata alla mia città, Firenze, e al paese in cui sono nata, Campi Bisenzio, ma anche alla fiorentinità come caratteristica di essere sempre sinceri, taglienti e sarcastici, di non temere di parlare con ironia anche delle brutture della vita, che poi affrontate a viso aperto risultano meno spaventose.

Della Toscana cosa altro le manca?

A tavola, sicuramente la schiacciata che a Roma chiamano pizza bianca, mentre per me la pizza è rossa e la schiacciata è un’altra cosa.

Chiara Francini in cucina, il piatto preferito da mangiare e quello da cucinare?

Mi piace mangiare e si capisce anche nei miei libri, in cui parlo spesso di cucina. Mi piacciono i piatti toscani, dalla bistecca alla fiorentina agli insaccati tipici, come la finocchiona, ma anche la pappa al pomodoro e il pane con l’olio, quando l’olio è “bono”. Ai fornelli preparo le penne strascicate, con salsiccia, panna e brandy – una ricettina leggera leggera… – o il petto di pollo, ma farcito con prosciutto e formaggio e che faccia “l’intingolo”.

A Firenze comunque tornerà presto: ad agosto la vedremo all’”Estate Fiesolana

Il 4 agosto porterò in scena l’epistolario erotico di Ofelia e Amleto, un’opera di Steven Berkoff, uno spettacolo particolare, in cui la tensione sensuale fra i due personaggi si esprime con un linguaggio ricercato, quasi aulico.

Che effetto le farà trovarsi di nuovo davanti al pubblico, in “carne e ossa”?

Sono molto felice, intanto perché comunque il teatro è l’arte che è più in sintonia con me, quella dove il calore e le emozioni passano in modo istantaneo. Fra l’altro avevo finito la tournée di Coppia aperta quasi spalancata, che l’anno prossimo riporterò in scena anche a Firenze, proprio a febbraio, prima dell’esplodere della pandemia, e mi sarei comunque fermata per il libro. Tornare ad abbracciare il pubblico, anche se distanziato, sarà un’emozione molto bella.

Cosa le resterà, invece, del periodo della quarantena?

Mi resterà l’esperienza di essermi trovata, come tutti, davanti a una situazione nuova, di aver provato la mancanza di un alfabeto per affrontare un fatto incredibile come la pandemia, una sensazione forte di disordine e spaesamento. Ma anche la maggiore consapevolezza che la sopravvivenza e la vita di un individuo esistono solo in virtù di una comunità più ampia e del raggiungimento di un’armonia con questa comunità.

Torniamo al lavoro, teatro a parte, quali i prossimi progetti per l’autunno?

Mi aspettano due film, per il cinema e uno per una piattaforma digitale.

Non si ferma mai insomma…

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