Dal 1869, anno in cui è stato registrato il primo brevetto, a oggi, gli aspirapolvere hanno fatto molta strada. Sono presenti in tutte le case e vengono usati con frequenza quotidiana. Per tutti il meccanismo è simile: una ventola azionata da un motore crea un vuoto d’aria che permette di aspirare dall’esterno aria, polvere e altre particelle. Tramite un sistema di filtraggio, all’aria è permesso di uscire, mentre polveri e particelle sono trattenute e accumulate in un contenitore.
Quanti tipi
Il classico è quello a traino, dove motore, filtro e serbatoio si trovano in un unico corpo collegato con un tubo flessibile alla spazzola. Può essere dotato di contenitore delle polveri da svuotare o di un sacco. Dal punto di vista igienico, il tipo “a sacco” è migliore, perché quando si estrae il sacco ormai pieno, non c’è la possibilità di disperdere di nuovo la polvere, i pollini e le particelle raccolte. Lo svantaggio è che i sacchi rappresentano un costo aggiuntivo e nei modelli vecchi si potrebbero incontrare difficoltà nel rifornirsi dei ricambi. I “senza sacco” hanno un impatto ecologico migliore, inoltre se il serbatoio è svuotato frequentemente, senza mai farlo riempire al massimo, l’efficienza di aspirazione sarà mantenuta a livelli sempre molto alti.
Entrambi i tipi possono essere dotati dei filtri Hepa (High efficiency particulate air filter, filtro dell’aria ad alta efficienza) in grado di rimuovere efficacemente particelle fino alla grandezza di 0,3 micron. Vengono così trattenuti batteri, acari, pollini e muffe, che favoriscono l’insorgere di allergia. Il tipo più efficiente è indicato dalla sigla H14, mentre H10 identifica quello meno efficiente.
Fra le caratteristiche da tenere in conto al momento dell’acquisto, ci sono anche peso e maneggevolezza. Le scope elettriche (o aspirapolvere verticali), con o senza filo, non hanno il traino: il corpo centrale contiene motore, filtro e contenitore per la polvere, la spazzola è fissata sulla parte inferiore del tubo mentre l’interruttore si trova nella parte superiore. Per la migliore pulizia di tappeti e moquette, lo strumento specifico è il battitappeto. Rispetto all’aspirapolvere comune, è dotato di una spazzola che ruotando e battendo solleva polveri e particelle annidate fra le superfici tessili, facilitando di fatto la loro aspirazione.
Ciclonici o no?
Una normativa europea dal 2017 ha imposto la riduzione della potenza degli aspirapolvere da 1600 a 900 Watt (con consumi compresi fra 62 e 43 kWh/anno). Di conseguenza le aziende produttrici, grazie a investimenti nella ricerca tecnologica, oggi forniscono aspirapolvere con un’ottima capacità aspirante e consumi decisamente ridotti rispetto al passato. Anche la capacità di filtraggio dell’aria in uscita è fortemente migliorata grazie all’introduzione di motori ciclonici che formano, all’interno della cassetta assorbipolvere, vortici conici centrifughi (uno soltanto nel tipo definito monociclonico, numerosi nel tipo multiciclonico), cosicché polveri e particelle evitano di depositarsi sui filtri. Con questo sistema si allunga e si migliora l’efficienza dei filtri nel tempo.
Occhio all’etichetta L’etichetta energetica degli aspirapolvere è molto semplice e la lettura è abbastanza immediata. Oltre alla classe energetica e ai consumi annui, si possono individuare la classe relativa alla reimmissione delle polveri (da A a G, dipende dai filtri e dalla tenuta dei serbatoi) e l’efficacia di aspirazione su superfici dure e tappeti, sempre espressa con lettere che vanno dalla A alla G. In decibel (dB) è espressa infine la rumorosità. Generalmente è considerato silenzioso un apparecchio che produce fino a 64 decibel e piuttosto rumoroso uno che tocca o supera gli 85 decib