Bollicine d’estate: Prosecco e Franciacorta

Boom di esportazioni per Prosecco e Franciacorta, che hanno conquistato anche i millennial

Bollicine, che passione! Prosecco e Franciacorta vanno bene in tutte le stagioni, ma certamente quando inizia il caldo per un buon aperitivo all’aperto non c’è di meglio. Vediamo dunque nel dettaglio caratteristiche e differenze.

Si fa presto a dire Prosecco

«Prima di tutto i vitigni, che sono per l’85% glera – ci dice Martin Rance, delegato Fisar Firenze -. Quest’uva fino al 2009 si chiamava prosecco ma, per evitare che chiunque potesse scriverlo in etichetta citando il vitigno, le si cambiò nome in glera e fu istituita la Doc Prosecco. Per la Docg sono ammessi solo vitigni autoctoni come verdiso, bianchetta trevigiana, perera, glera lunga, per la Doc anche quelli internazionali».

Due sono le zone di produzione del Prosecco, quella della Doc (Veneto e Friuli) e quella della Docg (Asolo e soprattutto Conegliano – Valdobbiadene). Generalizzando, la Doc è ottenuta da vigneti di pianura, la Docg da vigneti di collina. Il Prosecco può essere frizzante, spumante (metodo Martinotti), metodo classico o Colfondo (rifermentato in bottiglia). Genericamente si intende per Prosecco lo spumante metodo Martinotti, dove le bollicine si creano nelle autoclavi, grandi vasche pressurizzate. Le caratteristiche organolettiche sono improntate sulla freschezza, con aromi floreali e fruttati.

Una curiosità: la zona Doc è stata allargata fino a Trieste, dove c’è una frazione che si chiama Prosecco. Ed ecco un po’ di dati, relativi al 2022: l’80% del mercato del Prosecco è l’estero, con 100 milioni di bottiglie vendute in Italia e nel mondo per la Docg e oltre 638 milioni di bottiglie per la Doc.

Un fiorente anfiteatro: Franciacorta

Diverso il discorso per il Franciacorta, con numeri decisamente inferiori sia per la zona di produzione che per le bottiglie realizzate. «L’areale della Franciacorta – afferma Roberto Bellini, direttore Associazione Italiana Sommelier Toscana – si posiziona in provincia di Brescia, poco a sud del Lago d’Iseo, incuneato tra il fiume Oglio e la città di Brescia, protetto a nord dal Monte Orfano, si presenta morfologicamente come un anfiteatro morenico.

I terreni sono ideali per coltivare le vigne e il clima favorisce in particolar modo una coltivazione di vitigni destinati a produrre vini da spumantizzare. Il disciplinare della Docg consente l’impiego di chardonnay, pinot bianco, pinot nero e da un po’ di tempo il “vecchio” erbamat. Il sistema di produzione è quello che impiega il metodo classico: l’acquisizione di quell’energia carbonica, che offre nel bicchiere la visione delle microsfere, è ottenuta con una naturale rifermentazione in bottiglia.

L’assaggio di un Franciacorta Docg è anticipato da una prorompente diffusione di bollicine nel calice, che danno già gioia alla vista e aiutano a sprigionare finissime fragranze fruttate, floreali e di dolci spezie. Ci sono tre versioni: Franciacorta, Franciacorta Rosé e Franciacorta Satèn, quest’ultimo ottenuto solo da uve a bacca bianca e con una struttura più delicata ed elegante». Il numero delle bottiglie prodotte si è attestato nel 2022 sui 20 milioni, con esportazioni pari al 10% circa. «Va da sé che Franciacorta e Prosecco non sono antagonisti – aggiunge Bellini -, sono attori raffinati di quel gusto che ha conquistato anche, e forse soprattutto, le nuove generazioni, dai millennial in poi. È quasi imprescindibile sorseggiare questi due spumanti come aperitivo, soprattutto perché è ormai appurato che le bollicine facilitano l’avvio della convivialità e di un’affabile conversazione…».

Abbiniamoli

Il Prosecco è indicato come aperitivo, per antipasti e cibi delicati, mentre il Franciacorta va bene a tutto pasto anche con pietanze più complesse, sempre evitando carni rosse e piatti piccanti.

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