La cucina degli anni Settanta è stata un laboratorio di sperimentazione e identità, unendo modernità e tradizione, semplicità e desiderio di stupire. E anche se oggi alcuni piatti possono sembrare curiosi o rétro, molti sapori di quel decennio restano impressi nella memoria collettiva. Riprenderli in mano oggi, magari con un tocco contemporaneo, è anche un modo per celebrare un’epoca in cui cucinare era un gesto di libertà, convivialità e – perché no – anche di stile.
Negli anni Settanta la cucina italiana entra in una fase di grande trasformazione, riflettendo il fermento sociale e culturale di un decennio che vede cambiamenti profondi nella vita quotidiana. Le famiglie iniziano a vivere la casa in modo diverso: la cucina non è più solo il regno della madre di famiglia, ma uno spazio di sperimentazione e, per molti, anche di emancipazione.
Le donne nel mondo del lavoro sono una presenza importante, il tempo da dedicare ai fornelli si riduce ma soprattutto i ruoli non sono più così definiti in casa; ai fornelli cresce il desiderio di sorprendere, di ricevere ospiti, di portare in tavola piatti originali, talvolta ispirati alla cucina di altri Paesi, talvolta frutto di una rivisitazione della tradizione o semplice fantasia.
Panna ovunque
La diffusione capillare di nuovi prodotti industriali come la panna da cucina, i surgelati, le conserve pronte e gli ingredienti “esotici”, che prima erano difficili da reperire, portano un grande rinnovamento nei piatti: un esempio fra tutti, i cuori di palma, usati per il risotto o l’insalata. La pubblicità in televisione comincia a influenzare i gusti, e le riviste dedicano sempre più spazio alle ricette “veloci ma d’effetto”, perfette per ricevere amici il sabato sera o per organizzare un buffet con stile.
È in questo clima di entusiasmo e sperimentazione che nascono piatti simbolo di un’epoca. Le farfalle mare e monti, ad esempio, con funghi champignon e gamberetti saltati nella panna, rappresentano perfettamente la tendenza a unire sapori contrastanti in modo alternativo, che oggi ci fa sorridere.
Allo stesso modo le penne al salmone, veloci da preparare e rese cremose dall’uso generoso di panna, trionfano nelle cene informali. Non manca il tocco eccentrico del risotto alle fragole, piatto colorato e scenografico di cui ancora oggi si discute. Le tagliatelle paglia e fieno, con pasta all’uovo gialla e verde, condite con panna, prosciutto e piselli, offrono un’alternativa cromaticamente vivace ai primi tradizionali.
Nuovi gusti per i secondi
Se i primi piatti sono spesso all’insegna del nuovo, i secondi non sono da meno. Il filetto al pepe verde, fiammeggiato con brandy direttamente in padella, diventa uno dei simboli del saper fare culinario anni ‘70. Così anche i gamberoni flambé, preparati con burro, aglio e una generosa spruzzata di cognac, concludono spesso in grande stile i pranzi della domenica. L’anatra all’arancia, eredità della cucina francese, si fa strada nelle case italiane grazie al suo fascino sofisticato e al contrasto fra la carne saporita e la dolcezza dell’agrume. Anche gli antipasti si rinnovano, puntando su ingredienti che evocano lusso e modernità.
Le uova di lompo, con il loro colore acceso (rosso o nero), vengono servite su crostini o tartine con un velo di burro: una versione accessibile del caviale, ideale per impressionare gli ospiti senza svuotare il portafoglio. Il cocktail di gamberetti, servito in coppa con salsa rosa su un letto di lattuga, è ormai un classico, sinonimo di eleganza e apertura al mondo anglosassone.
Dolci più dolci
Il dolce più amato resta la zuppa inglese, con strati di savoiardi imbevuti di Alchermes alternati a crema pasticcera e cioccolato: colorata, intensa, perfetta per chiudere un pasto importante. Altrettanto popolari sono i budini, le bavaresi e i dolci al cucchiaio decorati con frutta e panna montata.
La cucina degli anni Settanta è dunque una fotografia vivace di un’Italia che cambia: unisce il desiderio di stupire con la voglia di sperimentare, la praticità con la teatralità. È un decennio in cui cucinare diventa anche un atto sociale, un modo per esprimere sé stessi e raccontare il proprio tempo. Molti dei piatti di allora, magari oggi rivisti in chiave più leggera, restano nella memoria collettiva come simboli di un’epoca in cui tutto sembrava possibile – anche a tavola.