L’export che tira

La Toscana aiuta il PIL nazionale grazie all’aumento delle esportazioni

La Toscana reagisce e aggancia la ripresa. Si conferma parte integrante del quadrilatero trainante dell’economia italiana, insieme a Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.

Da sempre molto impegnata sul terreno delle esportazioni, la nostra regione è riuscita nell’ultimo anno ad agganciare la fase espansiva di una parte dell’economia mondiale: la domanda estera, per la maggior parte europea, sia euro sia extra-euro, determina la crescita toscana, con ricadute positive su tutta l’economia regionale.

L’incremento delle esportazioni a doppia cifra, infatti, è fondamentale perché produce un aumento del Pil che, seppur moderato, ha poi ricadute anche sugli altri settori. In Toscana diminuisce la disoccupazione, anche se il mondo del lavoro cambia struttura. Sono i servizi a progredire e sviluppare domanda di impiego, arrivando a sostituirsi al ruolo che da sempre è stato dell’industria.

La Toscana, si sa, non è più terra di giovani e questo si nota anche nei consumi delle famiglie, sempre più orientate alla richiesta di servizi più che di beni, sia durevoli che non. Di fatto i servizi incidono ormai per il 74% sul Pil della Toscana.

Facciamo il punto con Stefano Casini Benvenuti, direttore dell’Irpet, osservatorio privilegiato sull’economia toscana.

Se oggi la Toscana è in ripresa, è soprattutto grazie all’export: è sempre stato così?

L’export è sempre stato importante per la Toscana, ma la tendenza storica all’incremento delle esportazioni a inizio millennio aveva risentito di un forte rallentamento, a cui fortunatamente negli anni della crisi, dal 2008 in poi, ha fatto seguito una nuova fase di accelerazione.

Che cosa esporta la Toscana?

La tipologia di prodotti che dalla Toscana arrivano al resto del mondo è molto varia. Si va dalla moda, soprattutto pelletteria e tessile di alta qualità, alla meccanica e alla farmaceutica. Senza dimenticare il ruolo importante del turismo, che insieme all’export fa parte del rapporto virtuoso che lega Toscana ed estero e incide positivamente sul Pil.

A proposito di Pil, che previsioni ci sono per il futuro?

Sull’export pesano diverse incertezze, legate soprattutto a quel che succederà nell’economia internazionale e al rischio protezionismo, tendenza che si sta affermando in diverse parti del mondo, anche in mercati lontani e per noi trainanti. Le previsioni comunque sono positive, ma sarà una crescita di un punto percentuale, se tutto andrà bene.

Possiamo contare su giovani imprenditori per un rilancio dell’economia toscana?

In Toscana la questione demografica è piuttosto seria: stiamo invecchiando e con il diminuire dei flussi migratori rischiamo un vero e proprio vuoto generazionale. I pochi giovani comunque sono generalmente attivi e seguono l’attitudine storica toscana a fare impresa.

Nel settore agricolo e delle trasformazioni, tanti di questi giovani sono fra i nuovi fornitori di Unicoop Firenze, che a oggi conta 1050 produttori toscani che arrivano sugli scaffali della cooperativa e sulla tavole dei soci. Soci che d’altro canto possono fare in Toscana una spesa più “leggera” rispetto alle altre regioni italiane.

Secondo Ref Ricerche, ipermercati e supermercati in Toscana hanno i prezzi più bassi d’Italia, -2,7% rispetto alla media nazionale. Dato che diventa un  -3,8% se si considerano solo i generi alimentari e tutte le tipologie di punto vendita.

Fra le prime dieci province dove fare la spesa costa di meno, sei sono quelle in cui opera Unicoop Firenze, a testimonianza di un ruolo importante nel favorire l’abbassamento dei prezzi. Il sostegno al potere d’acquisto delle famiglie toscane determinato dalla presenza di Unicoop Firenze si può calcolare in 245 milioni di euro ogni anno.

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