Il caffè: da vino d’Arabia a bevanda del Diavolo

Storia e curiosità sulla bevanda più amata del mondo

Il caffè: compagno di vita, amico fedele che aiuta a superare i momenti faticosi e aggiunge brio a quelli migliori. C’è chi lo beve durante le pause di lavoro o di studio, per ritrovare la carica, chi lo prende per digerire e chi lo usa come buona scusa per ritrovare gli amici al bar. Dopo l’acqua, è la bevanda più diffusa al mondo. È così famoso e amato ovunque che il 1° ottobre si celebra la Giornata Internazionale del Caffè, voluta dall’International Coffee Association nel 2015 anche con il fine di promuovere il commercio equo solidale e aumentare la consapevolezza delle condizioni dei coltivatori di caffè. La sua è una storia lunga e ricca di curiosità, grande quanto la sua fama oggi.

Cosa è il caffè?

È una pianta del genere Coffea (della famiglia Rubiacee) dai cui semi torrefatti e macinati in polvere si ricava la bevanda dall’omonimo nome. Delle 40 Specie di Coffea la più pregiata è Coffea arabica, ma molto coltivata e utilizzata è anche la Coffea robusta. Il caffè cresce bene nei luoghi con temperature medie annue fra 15 e 25° C; predilige terreno ricco e permeabile e piogge abbondanti alternate a periodi di siccità. Le piante da caffè sono attualmente coltivate soprattutto nel Sud America, in Africa, in India e nel sud-est asiatico.

Perché si chiama così?

Secondo alcuni si chiama così perché, intorno all’anno 1000, alcuni commercianti arabi portarono dai loro viaggi in Africa dei chicchi di caffè da cui, per ebollizione, traevano una bevanda eccitante che chiamavano qahwa (“eccitante”). Questo primo nome si trasformò poi nella parola turca kahve e in quella italiana caffè. Ma c’è anche chi sostiene che il nome in realtà derivi da Caffa, regione dell’Etiopia dove cresce spontaneamente.

Come è arrivato in Europa?

Il caffè arrivò in Europa nel XVI secolo, con il nome provvisorio di “vino d’Arabia”, per merito dei mercanti veneziani, di casa a Istanbul. Inizialmente fu bollato dalla Chiesa come “bevanda del diavolo”, per le sue proprietà eccitanti e diversi consiglieri dell’allora Papa Clemente VIII (1536-1605), cercarono di convincerlo a vietare il caffè, ritenendolo una bevanda sacrilega. Per sincerarsi del fatto, il Papa assaggiò del caffè e – così si narra – espresse la sua opinione decisa: «Ebbene, questa bevanda di Satana è talmente deliziosa che sarebbe un peccato lasciare che ne facciano uso esclusivamente gli infedeli. Imbroglieremo Satana battezzandola». Anche grazie alla benedizione del pontefice, il acquisì grande popolarità, definitivamente sancita nel ’700, quando i caffè divennero luoghi di ritrovo frequentati dai filosofi illuministi del tempo.

In Italia: come e perché?

Il caffè in Italia è da sempre un simbolo nazionale, tant’è che possiamo annoverare grandi invenzioni che hanno contribuito a migliorarne la produzione: la famosa Moka dell’Ingegner Bialetti del 1933, la cottura napoletana che prevedeva il filtraggio dell’acqua bollente, fatta colare dall’alto attraverso la polvere di caffè e, infine, il famoso espresso, nato nella Milano del 1902, grazie all’invenzione dell’ingegner Luigi Bezzera, di una macchina che sfruttava l’alta pressione per filtrare il macinato.

Cosa c’è nella tazzina?

Con la polvere di caffè si possono preparare diverse tipologie: caffè espresso, caffè preparato con la moka, caffè americano, caffè alla turca. A seconda della miscela (arabica o robusta), il caffè contiene 1-2 g di caffeina ogni 100 g di polvere di caffè. Una tazzina di caffè preparata con circa 6 g di polvere contiene – in base al metodo di preparazione (espresso o moka) – da 50 a 120 mg di caffeina.

Leggero o forte?

Quello che si beve in alcuni luoghi, come ad esempio Napoli, è più forte di altri caffè. L’intensità dell’aroma dipende in parte dalla miscela. Le due principali specie di caffè, la robusta e l’arabica non hanno le stesse caratteristiche organolettiche. La robusta può avere il doppio di caffeina dell’arabica che è più pregiata, ma meno “forte”. E in parte la forza del suo gusto dipende dalla tostatura (o torrefazione) del caffè, il processo di arrostimento.

Normale o dec?

Si chiama decaffeinato ma in realtà non lo è mai del tutto. La Coffea charrieriana, originaria del Camerun, è l’unica variante di caffè decaffeinato naturalmente. Il resto del caffè viene decaffeinato in modo artificiale, con un processo che non elimina del tutto la caffeina. Secondo uno studio dell’Università della Florida, una tazzina di decaffeinato contiene tra un quinto e un decimo di caffeina rispetto a quella contenuta in una tazzina di espresso normale.

Chi ne beve di più?

Il paese dove oggi si consuma più caffè è la Finlandia, con 12 kg l’anno pro-capite, seguita da Danimarca e Svezia, mentre quello dove se ne consuma meno è Portorico, con 400 grammi di caffè per ogni persona. A differenza di quello che si può pensare, l’Italia è solo al dodicesimo posto della classifica, con 5,9 kg di caffè pro-capite, dopo Svizzera, Canada, Danimarca, Austria. La media di consumo mondiale è di 1,3 kg all’anno per persona.

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