Cocco
Provenienza. Originaria dell’Oriente, la palma da cocco è coltivata anche in America Centrale e Africa. Per i Paesi produttori rappresenta una delle principali fonti di reddito. Sulle nostre spiagge “cocco bello!” è il tormentone di ogni estate (altro che Fedez).
Caratteristiche. Il frutto è grande anche quanto una testa d’uomo; l’esterno è duro e fibroso. L’interno, molto calorico, è in parte liquido (acqua di cocco) e in parte solido (polpa). L’acqua ha pochi grassi, molti micro elementi, minerali e vitamine. La polpa è ricca di fibre e grassi saturi.
In cucina. Cotti al vapore dei gamberetti per qualche minuto, versiamoli in una padella con olio e zenzero. Aggiungiamo del cocco tagliato a pezzi e un bicchiere di vino bianco da far evaporare per qualche minuto a fiamma viva. Versiamoci infine salsa di soia e curry.
Un consiglio. Per aprire la noce: individuati i tre cerchietti più chiari posti su un vertice della noce, con un cavatappi o un cacciavite si forano per farne uscire l’acqua. Avvolta in un canovaccio, la si percuote con un martello riducendola in pezzi. Con un coltello o un cucchiaio si separa la polpa dal guscio.
Curiosità. Non si confonda l’acqua di cocco con il latte ottenuto dalla spremitura della polpa che in alcune isole dei mari del sud si usava persino per svezzare i neonati. Anche altre parti della pianta sono utili: con le foglie si realizzano cesti e coperture di tetti. Con la linfa, fatta sgorgare da alcune infiorescenze, si ottiene il vino di palma, chiamato anche Toddy.
Cocomero
Provenienza. Resistente ai climi aridi e caldi, dall’Africa tropicale (dov’è una vera e propria fonte di sostentamento) si è diffuso in tutto il mondo. In Europa fu introdotto dagli Arabi. In Italia è coltivato su circa 14.000 ettari.
Caratteristiche. Seminato a tarda primavera, se ne raccolgono i frutti in piena estate. Di forma ovale o sferica, raggiunge dimensioni notevoli (fino a 20 kg). Ricchissimo di acqua (oltre il 95%), contiene anche vitamine (A e C) e sali minerali, soprattutto potassio.
In cucina. Essenzialmente usato come frutto, nelle macedonie e nei gelati, alcune ricette lo accostano a calamari o merluzzo saltati in padella con poco olio. Ma il cocomero viene unito solo a cottura finita.
Un consiglio. Per i single o le coppie che vogliono giovarsi dei benefici arrecati dal cocomero senza riempirsi la cucina di un frutto enorme, esiste la varietà baby, risultato di incroci, grande più o meno quanto un pallone da calcio.
Curiosità. Cocomero o anguria? Cocomero viene dal latino cucumis, ed è il termine più usato dai botanici. La parola anguria, che si è diffusa con i bizantini, viene dal greco angurion che significa cetriolo (in alcune zone, infatti, con il termine anguria si intende il cetriolo). Altri nomi: in Liguria, pasteca, nel meridione, mellone o melone d’acqua.