Cinque domande sul bergamotto

Non solo profumo: da provare nel risotto e con il pesce

Cos’è?
Citrus bergamia risso è il nome scientifico di questo agrume, dalla forma rotonda come l’arancia ma dal colore giallo come il limone. Della sua pianta, che per un occhio inesperto è simile agli altri agrumi, esistono tre varietà: il Castagnaro, dai frutti grossi e dalla buccia rugosa, il Femminello, dai frutti sferici e liscissimi, e il Fantastico, dai frutti a forma di pera e molto aromatici. Coltivato anche in Sicilia, storicamente ha la sua zona di produzione principale in una fascia costiera ristretta della provincia di Reggio Calabria – Dop dal 2001 -, che vanta il 90% della produzione mondiale e dove la pianta prolifera grazie al particolare microclima.

Che storia ha?
Misteriose e leggendarie le sue origini: secondo alcuni, dalle Isole Canarie o dalle Antille la sua pianta è stata portata a Reggio Calabria da Cristoforo Colombo; secondo altri, è arrivata in Calabria per mano di un moro spagnolo che ne avrebbe venduto un ramo ai signori Valentino di Reggio Calabria. Secondo la scienza, invece, la pianta ha origini autoctone calabresi. Pare che, intorno al 1500, l’imperatore Carlo V a Roma lo degustasse nella versione caramellata, mentre alla corte del Re Sole veniva impiegato in quantità come acqua profumata, disinfettante e base per i sorbetti.

Com’è usato?
Di questo agrume si usa tutto: dalla distillazione dei fiori si ottiene l’essenza del Neroli, dal suo frutto il succo, dalla polpa e dagli scarti della buccia mangime per animali, dalla scorza, per spremitura meccanica, si ricava la preziosa essenza di bergamotto, famosa da quando l’emigrante italiano in Germania Giovanni Paolo Feminis inventò l’Acqua di Colonia e ne ottenne il brevetto intorno al 1700. Da lì in poi il bergamotto diventò ricercatissimo, non solo per la sua eleganza olfattiva ma anche perché, dotato di circa 350 elementi chimici, è in grado di fissare e armonizzare fra loro le altre essenze contenute in profumi e prodotti cosmetici.

E in cucina?
Tra i primi usi alimentari, quello dovuto a sir Grey che, a fine ‘800, ebbe l’intuizione di aromatizzare il tè delle sue piantagioni indiane con la fragranza del bergamotto. Così nacque il tè Earl Grey che oggi è uno dei tè aromatizzati più bevuti al mondo. Ma trova impiego anche nell’arte dolciaria, come aromatizzante per caramelle, canditi, torroni, gelati, torte, liquori e bibite. La sua scorza aggiunge profumo alle ricette di pesce, dai gamberoni al pesce spada, mentre il succo si presta alla preparazione di risotti, arancini, confetture di verdure, maiale in agrodolce e carni bianche, a cui regala sprint e freschezza.

Perché fa bene?
Dal sapore amaro, dovuto alla presenza di naringina, il succo puro possiede molte proprietà benefiche e, da qui, la recente crescita di un nuovo mercato che è quello dei frutti destinati al consumo fresco: è ricco di antiossidanti, polifenoli, minerali e vitamine che aiutano a ridurre i livelli di colesterolo e glucosio nel sangue, contribuendo così a prevenire malattie cardiovascolari. La medicina popolare lo ha impiegato per le sue proprietà antisettiche, cicatrizzanti, analgesiche, battericide e nelle malattie respiratorie, proprietà confermate anche dalla moderna farmacopea, che ne ha rivelato pure un’azione antidepressiva.

Iscriviti alla Newsletter

Le notizie della tua Cooperativa, una volta alla settimana. Guarda un esempio

Errore: Modulo di contatto non trovato.

Potrebbe interessarti