Trama
José Saramago ci proietta in un mondo distopico in cui la popolazione di un paese non ben identificato, dalla mezzanotte, smette di morire. Il mito della vita eterna prende vita ma, nonostante l’iniziale festeggiamento degli abitanti, subito inizia a delinearsi il caos sociale: onoranze funebri sull’orlo della bancarotta, ospedali pieni zeppi di persone vicine al trapasso, sovraffollamento nelle case di riposo, anziani che superano di numero qualsiasi altra fascia di età, religioni ormai inutili in quanto niente morte significa niente promesse di aldilà né di resurrezione, l’inutilità della filosofia che non ha più motivo di interrogarsi sulla vita e una Maphia, col ph per essere originali, subito pronta a creare nuovi business lucrativi.
Ogni istituzione vacilla, finchè dopo mesi la morte decide di tornare dalla sua vacanza e rimettersi a lavoro, ma con modalità un tantino differenti: si umanizza, scopre la gioia dell’amore e magnanima e compassionevole inizia ad avvisare i futuri morti una settimana prima tramite una lettera viola, così che abbiano il tempo di organizzarsi e dire addio ai loro cari. Le lettere partono e colpiscono, tranne quella diretta a un violoncellista, che continua a essere restituita al mittente. Anche la morte, simbolo dell’inevitabile, può vacillare.
La citazione degna di nota
… perché le parole, se non lo sa, si muovono molto, cambiano da un giorno all’altro, sono instabili come le ombre, ombre di se stesse, che tanto ci sono quanto non ci sono più, bolle di sapone, conchiglie di cui a stento si sente il respiro, tronchi tagliati…
Le nostre riflessioni
Quando la punteggiatura diventa un optional? Quando si legge José Saramago ovviamente. Il cervello deve fare un bel po’ di esercizio per entrare nel meccanismo ed adattarsi alla cifra stilistica di questo scrittore Premio Nobel per la Letteratura, ma una volta allenati tutto scorre come deve all’interno di una prosa unica, fluida, irruente come un fiume di pensiero.
Interessante come ogni settore della società si sia adattato all’immortalità, compresa la musica che come tutte le arti è destinata alla vita anche quando tutto scompare. Una delle idee più condivise al termine della lettura è stata che in fondo la morte sia un dono, parte integrante del cerchio della vita senza la quale l’esistenza perderebbe di senso, sarebbe come svuotata della sua melodia. L’eternità al contrario è solo stagnazione.
Questo ci ha fatto riflettere molto sul tema dell’eutanasia, su cosa significhi scegliere quando e come morire per rispetto della propria e dell’altrui dignità. Il colpo di scena finale ci lascia con gli occhi lucidi, sdolcinato ma toccante.
Lo consigliamo a...
A chi non ha mai letto Saramago!
Le parole chiave del libro
Musica
mondi
amore
società
ironia
immortalità
umanizzazione
eternità
