Bando alle teorie complottiste, sulla Luna ci siamo andati davvero! O meglio ci sono stati gli astronauti delle missioni statunitensi Apollo. I primi furono Neil Armstrong e Buzz Aldrin il 20 luglio 1969, esattamente mezzo secolo fa.
Ma nel clima di grande entusiasmo per un’impresa memorabile, proprio negli Stati Uniti si insinua la teoria del complotto lunare, che prende forza nella seconda metà degli anni ’70 grazie al libro Non siamo mai andati sulla luna di Bill Kaysing: le prove degli allunaggi sarebbero dei falsi realizzati con l’ausilio di effetti speciali e con la complicità del regista Stanley Kubrick. Da lì film, libri, trasmissioni televisive, a sostegno della teoria del complotto, che viene rispolverata in occasione dei 50 anni dello sbarco.
A smentirla, uno che di mestiere sconfessa le frottole scientifiche dei media, Paolo Attivissimo, il Disinformatico, autore del volume Luna? Sì ci siamo andati. A Firenze, davanti al pubblico attento e preparato di Scienzestate, ha smontato una per una le affermazioni di chi continua a parlare di una colossale messinscena.
Ma perché sopravvivono così tanti dubbi? «Principalmente perché sono cinquanta anni che non ci siamo più tornati e in questo tempo si è sviluppata una vera e propria passione per il complottismo. C’è un grandissimo desiderio di storie che fanno leva sulla paranoia, sullo scetticismo e sulla gratificazione di dire: “so cose che voi non sapete”» spiega Attivissimo.
Prove e controprove
Le evidenze a favore degli allunaggi sono invece moltissime. Si va dall’enorme quantità di fotografie, quasi ventimila, alle decine di ore di filmati che testimoniano lo sbarco degli astronauti: per realizzarle e falsificarle sarebbe stato necessario un lavoro enorme e impossibile per la strumentazione disponibile all’epoca.
«Ci sono poi le prove oggettive, come le immagini trasmesse da sonde che negli anni successivi hanno rilevato sulla superficie lunare i segni degli atterraggi dei moduli e i resti dei veicoli e delle attrezzature degli equipaggi delle diverse spedizioni Apollo» spiega Attivissimo.
Nelle foto scattate dalla sonda Lunar, che dal 2009 ha orbitato intorno al satellite, ad esempio si vedono anche le tracce parallele delle ruote dell’auto elettrica usata in alcune missioni e le file di impronte degli astronauti stessi, lasciate nella polvere superficiale. Sulla Luna non c’è vento o pioggia che le cancelli, per cui sono ancora lì.
Ci sono poi dei fenomeni fisici che si spiegano solo con le condizioni tipiche dello spazio: assenza di gravità e di atmosfera. «Nei filmati si vede che la polvere smossa dal mezzo elettrico che gli astronauti utilizzarono per esplorare il suolo lunare – spiega Attivissimo – non lascia traccia del tipico pulviscolo che si produce sulla Terra, ma ricade immediatamente al suolo, perché non c’è aria che trattenga la caduta delle particelle più piccole».
Anche il movimento ondeggiante degli astronauti, detto “andatura lunare” e dovuto all’assenza della forza di gravità, non sarebbe stato riproducibile con l’utilizzo di cavi e di un rallentatore o sott’acqua come da alcuni ipotizzato. «Sarebbe servita una piscina immensa e profondissima, piena d’acqua assolutamente limpida, e una sola bollicina sarebbe bastata a rivelare il trucco». Inoltre sott’acqua i granelli di polvere avrebbero compiuto un movimento completamente diverso da quello dei filmati.
Per chi continua a dubitare non resta che leggere Luna? Sì ci siamo andati, disponibile gratuitamente online, oppure visionare le foto e i filmati originali della Nasa sull’Apollo Lunar Surface Journal, ad accesso libero sul web.
Sveliamo i dubbi
Nei filmati la bandiera americana sventola. Infatti la bandiera “sventola” soltanto quando l’astronauta la scuote. Quando la molla, dondola un po’, come è giusto che faccia anche un oggetto leggero in assenza d’aria, ma poi non si muove più.
Nelle foto sembra che manchino le stelle! In realtà le stelle non si vedono perché, rispetto al suolo lunare fortemente illuminato dal sole, sono fioche e sulla pellicola non restano impresse.