Ansia: anche i bambini ne soffrono

Come affrontarla. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Rosanna Martin, psicologa psicoterapeuta, responsabile del servizio di Psicologia ospedaliera dell’Aou Meyer Irccs

Ospedale pediatrico Meyer
Ospedale pediatrico Meyer
Consigli di salute e alimentazione nell'infanzia in collaborazione con i medici del Meyer di Firenze.

Non è una faccenda solo da grandi. Anzi. L’ansia, e i disturbi ad essa legati, sono propri anche di bambini e adolescenti. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Rosanna Martin, psicologa psicoterapeuta, responsabile del servizio di Psicologia ospedaliera dell’Aou Meyer Irccs.

Cosa si intende per disturbo d’ansia?

Il bambino ansioso vive sempre con un vago sentimento di apprensione, come se stesse per sopraggiungere qualcosa di terribile. Sopra questo stato ansioso, che rende il bambino irritabile, facilmente preoccupato per la sua salute fisica o altro, possono intervenire episodi acuti e vere e proprie crisi di angoscia il cui scatenamento può dipendere da fattori esterni: malattia, entrata a scuola, cambio classe, trasloco, centri estivi ecc.

Si parla di “disturbo d’ansia” quando le reazioni del bambino causano disagio significativo per un esteso periodo di tempo e interferiscono con la sua capacità di partecipare alle normali attività della vita quotidiana. Quando si parla di ansia nei bambini e negli adolescenti dobbiamo tenere conto che nell’età evolutiva si compiono notevoli e complessi passaggi di competenze e autonomie che richiedono importanti rimaneggiamenti psicologici.

Ci sono vari momenti nei quali l’ansia e l’angoscia costituiscono veri e propri passaggi fisiologici. Pensiamo all’angoscia dell’estraneo verso l’ottavo mese di vita e all’ansia di separazione che attraversa un lungo periodo maturativo della prima infanzia: entrambi rappresentano degli “organizzatori” psico-affettivi e relazionali che indicano l’avvenuto buon attaccamento con le figure genitoriali.

Quali sono i segnali di un bambino che soffre di ansia?

L’ansia può manifestarsi nei bambini in vari modi: fra questi troviamo il disturbo d’ansia di separazione, quando la sofferenza limita le esperienze del mondo esterno e prosegue oltre la normale fase della prima infanzia, il mutismo selettivo, le fobie specifiche, il disturbo d’ansia sociale, il disturbo di panico e il disturbo di ansia generalizzata.

Nell’episodio acuto, tanto è più piccolo il bambino tanto più interviene il sintomo somatico (vomito, cefalea, dolori addominali o degli arti). I bambini ansiosi si aspettano che accadano sempre cose negative e difficili: per arginare il problema possono arrivare ad evitare molte situazioni sociali con il ritiro.

I bambini ansiosi non solo si preoccupano eccessivamente ma, nei loro tentativi di evitare le situazioni che li rendono ansiosi, possono fare richieste insistenti e pressanti tali da diventare appiccicosi, controllanti, ostinati e ribelli. Molte volte, in un tentativo di superare i propri limiti, possono al contrario lanciarsi proprio nelle attività ansiogene per poterle superare (si parla allora di “comportamento controfobico”). 

Come possiamo intervenire?

La capacità di regolare l’ansia si realizza gradualmente con la crescita ed è un prerequisito essenziale per il benessere emotivo. Per i bambini l’esperienza dell’ansia dipende da una valutazione delle proprie competenze nell’affrontare le situazioni temute ritenute troppo complesse rispetto alle capacità possedute. Molte volte il bambino che evita il confronto diretto non possiede le strategie conquistate con la propria esperienza e tende a rifugiarsi in ambienti sicuri o nella protezione dell’adulto di riferimento.

Aiutare il bambino in base all’età ad affrontare le situazioni da solo risulta vincente per garantire l’autonomia e la formazione di adeguate strategie elaborate dal bambino. Ricordiamo che, se la situazione rimane complessa e limita fortemente il benessere e la vita del bambino, è necessario rivolgersi ai centri per la salute mentale dell’infanzia e dell’adolescenza del territorio, anche dopo essersi confrontati con il pediatra di famiglia. 

C’è un’età in cui fisiologicamente l’ansia passa (o migliora)?

Sicuramente la crescita e il rafforzamento dell’identità del bambino, che raggiunge sempre maggiore autonomia, stemperano le situazioni più leggere. Da considerare che ogni passaggio evolutivo e scolastico può riacutizzare o far emergere reazioni ansiogene come risposta al cambiamento.

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