Trama
«Vivere, in fondo, non è che una serie di storie che si chiudono e si aprono, un continuo stringere la presa e lasciar andare. Una catena infinita di incontri e di addii».
Quante esistenze attraversano una stazione affollata. Dietro i volti delle persone in fila all’edicola o al bancone del bar si nasconde un groviglio di desideri e paure, di dolori e speranze. C’è una donna che non deve partire, eppure resta seduta lí, le borse della spesa ai piedi. C’è un padre che ha smarrito il figlio, e un uomo che sta per separarsi dalla donna della sua vita. C’è un marito che vede un enorme coniglio accanto a sua moglie ogni volta che la guarda, una ragazza che riceve messaggi inattesi, un ragazzo che ha preso una decisione irreversibile. C’è il mistero indecifrabile di ogni incontro capace di farci cambiare strada, e il terrore dell’abbandono sempre dietro l’angolo. Poi c’è uno scrittore con un buffo berretto giallo che si aggira fra i binari dopo aver perso il treno, ed è impaziente di salire sul prossimo. Perché sa che alla fine del viaggio troverà la sua famiglia ad aspettarlo. Perché «l’amore ha sempre, sempre a che fare con qualcuno in grado di riportarti a casa».
«Ci sono persone che passano la maggior parte della vita ad aspettare. Aspettano l’amore giusto, il momento adatto, il mantenimento di una promessa, la conclusione di una sofferenza, la rimarginazione di una ferita. Attendono che qualcuno finalmente le veda. Poi un giorno, senza preavviso, si alzano in piedi tra la folla e decidono che è ora».
La citazione degna di nota
Da quella sera so due cose.
La prima è che l’amore ha sempre, sempre a che fare con qualcuno in grado di riportarti a casa.ù
La seconda è che stare lì, soprattutto nei momenti difficili, può essere la soluzione migliore. Perché, quando ti sembra che la tua paura non abbia voce, è proprio allora che devi stare fermo, imparare a sentirla, accoglierla come parte di te.
Le nostre riflessioni
Bussola introduce la narrazione ponendosi in prima persona e ci racconta di aver perso il treno, di trovarsi in attesa del prossimo nella stazione e di essere portato a pensare a nuovi racconti, a nuove storie; questa è la metafora che ci accoglie fin dalle prime righe, ovvero un viaggio che viene rimandato e che in qualche modo lo costringe a fermarsi e riflettere, ma anche del “ritorno a casa” che ha la funzione di filo conduttore durante tutta la narrazione e attraverso tutti i vari racconti che compongono il libro. Quante storie possiamo raccontare o raccontarci quando ci fermiamo ad osservare le persone in una stazione? Quanti dei loro vissuti ci arrivano? Bussola, poi, si pone come voce narrante e lascia ai personaggi modo di muoversi nelle storie, raccontandocele.
Il tipo di narrazione ci dà la possibilità di guardare alle situazioni con diversi punti di vista, punti di osservazione diversi che ci permettono di riflettere sulle storie personali delle persone e che ci permettono di riflettere su quanto le cose possano essere non per forza totalmente sbagliate o ingiuste se le si guarda da una prospettiva personale; questo avviene tramite gli occhi e il vissuto che ci viene proposto nelle varie pagine, dandoci la possibilità di “metterci nelle scarpe” di personaggi diversi fra loro e che ci permettono di sentire meglio il motivo delle loro azioni. Leggendo, siamo partecipi delle azioni, siamo sempre lì e non giudichi ciò che vedi, ma piuttosto empatizzi e lo avverti sulla pelle.
C’è tanto di sottinteso, dobbiamo leggere molto fra le righe durante la narrazione, ma quando lo facciamo veniamo accolti da nuovi spunti, soprattutto sulla difficoltà delle persone di essere totalmente se stesse con gli altri e su quanto (volontariamente o no) proiettiamo sul prossimo di negativo o positivo e di quanto le nostre aspettative sugli altri siano diverse rispetto a quello che poi conosciamo di loro quando li conosciamo ed entriamo in contatto con loro.
Lo consigliamo a...
A chi vuole approcciarsi a stralci di vita.
A chi vuole riflettere sulla vita.
A chi cerca nuovi stimoli per riflettere.
A chi cerca un filo conduttore non proprio esplicito.
A chi vuole riflettere sul confine non troppo marcato fra bene e male.
Le parole chiave del libro
Abbandono
solitudine
speranza
filo conduttore
sottintesi
personalità
aspettative