I quindici minuti di fama per tutti pronosticati dall’artista americano Andy Warhol nel 1968, sono diventati realtà. Anche se quindici sono i secondi – quelli della durata di un video su TikTok – e invece della tv il mezzo che fa diventare tutti famosi è lo smartphone, attraverso i social network. E via a spararsi pose e inviare video all’istante nella rete. Se Dante riscrivesse oggi il suo Inferno dovrebbe riservare almeno un “cerchio” ai narcisi contemporanei.
«I social riflettono e moltiplicano in un attimo ogni nostro spunto narcisistico, il bisogno di “esserci”, di essere visti e “riconosciuti”. Un pubblico vastissimo, altrimenti irraggiungibile, è una tentazione forte – spiega Vittorio Lingiardi, professore di Psicologia dinamica dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza -. I social fanno sì che la voce di un singolo, un tempo comunicabile solo in ambiti ristretti, possa amplificarsi e diffondersi con velocità a un pubblico più vasto, anche vastissimo. Questo fomenta il sentimento di onnipotenza e il desiderio di avere un pubblico tipici delle personalità narcisistiche. Non dimentichiamo che anche la nostra epoca è stata definita “narcisistica”, in quanto la prospettiva egocentrica della prima persona singolare, il cosiddetto “I-mode”, tende ad avere la meglio su quella collettiva e solidale della prima persona plurale, il “We-mode”».
Il narciso ama più se stesso che gli altri: ma si può definire “amore” quello che si nutre per se stessi?
Bella domanda! Riuscire ad amare gli altri richiede senz’altro la capacità di amare se stessi. Ma amare se stessi non significa autocelebrarsi e sentirsi il centro del mondo. Quindi, quello “narcisistico” non lo definirei amore, perlomeno non un amore capace di ascolto, relazione, cura reciproca. Forse la fase della seduzione e dell’innamoramento è inevitabilmente anche narcisistica, ma l’amore adulto, cioè capace di generosità e accudimento, lo vedo come un sentimento che ha saputo costruire un legame addomesticando il narcisismo che è in tutti noi.
Quali sono le principali dimensioni di narcisismo oggi? Le più nascoste e ingannevoli? E quelle più pericolose?
Da un punto di vista clinico, quando parliamo di narcisismo ci riferiamo a un arcipelago, l’Arcipelago N che dà il titolo al mio libro (Einaudi, 2021), di caratteristiche della personalità. Il narcisismo è un continuum: i tratti che lo compongono (egocentrismo, tendenza alla manipolazione, invidia, mancanza di empatia, incapacità di gratitudine, immagine di sé grandiosa oppure troppo vulnerabile) possono presentarsi in modi problematici o francamente patologici, causando disagio o dolore a sé ma soprattutto agli altri. Esiste un narcisismo della superiorità, detto “overt” o a pelle spessa, e un narcisismo dell’inferiorità, detto “covert” o a pelle sottile. Sono però le dimensioni relazionali, nell’amicizia come nei rapporti di lavoro, a darci un “segnale”: il livello di autenticità che percepiamo nell’altro, la sua capacità di ascoltarci e non solo di farsi ascoltare. E poi c’è il cosiddetto narcisismo “maligno”, spesso sadico, precursore tossico della psicopatia.
Quali sono le conseguenze del narcisismo in politica?
Purtroppo sono sotto gli occhi di tutti. Anteporre i propri interessi a quelli della comunità, puntare tutto sulla seduzione e sull’immagine, privilegiare il successo facile rispetto alla serietà e alla preparazione, rinunciare ai valori morali per raggiungere i propri scopi. Potrei andare avanti all’infinito, ma sono sicuro che già vi è venuto in mente qualche nome…
La bussola per orientarsi nel mare del narcisismo ci può far approdare a un porto sicuro?
Direi che il porto più sicuro è la ricerca continua di un equilibrio tra un sano amore per se stessi e gli eccessi narcisistici che ci rendono incapaci di autocritica, di empatia, di gratitudine. L’equilibrio tra un’autostima eccessiva e una scarsa autostima, tra amor proprio e rispetto per l’altro, è ciò che potremmo definire “narcisismo sano”.
Nell’ultimo suo libro L’ombelico del sogno (Einaudi, 2023) dice che i sogni sono importanti. Perché?
Perché in un’epoca di ipersemplificazioni e prevedibilità algoritmiche abbiamo bisogno di mondi complessi, irripetibili e sempre da scoprire. Anche da un punto di vista scientifico, i sogni ci pongono molte domande e obbligano al dialogo tra discipline: psicoanalisi, neuroscienze, letteratura. Ma il sogno chiama in causa anche la politica: oltre ai sogni della notte, infatti, ci sono i sogni collettivi, il desiderio e la speranza di un futuro migliore. I sogni di Martin Luther King e di papa Bergoglio.
Vittorio Lingiardi è stato protagonista di uno degli incontri di febbraio del Gabinetto Vieusseux di Palazzo Strozzi a Firenze.