Home Blog Letture in Circolo Ogni mattina a Jenin
Ogni mattina a Jenin

Ogni mattina a Jenin

Autore Susan Abulhawa

Casa editrice Feltrinelli, 2011

Pagine 400

La valutazione del Circolo

Che emozione ci ha lasciato il libro?

In collaborazione con Circolo di lettura sezione soci Coop Firenze Sud-Ovest

I Circoli di lettura sono una comunità di lettori che si ritrovano, una volta al mese, per scambiarsi opinioni e sensazioni su un libro la cui lettura, individuale, è stata decisa di comune accordo.

BTrama

Il romanzo racconta la tragedia del popolo palestinese costretto a lasciare la propria terra dopo la nascita dello stato di Israele nel 1948, attraverso il racconto di Amal che partendo dalla sua infanzia e dalla sua famiglia, di nome Abuleja, narra l’arrivo nel campo profughi di Jenin.

Il racconto, che si snoda lungo un periodo di sessant’anni, mescola sapientemente i fatti storici e quelli privati e familiari. La narrazione è percorsa da un’angoscia e un dolore immenso rappresentato simbolicamente dalla presenza dei fratelli di Amal, Yussef e Isma’il/David che si ritrovano a combattere su fronti opposti. Isma’il infatti viene rapito da neonato e cresciuto da una famiglia di ebrei che lo battezza con il nome di David. Amal racconta la sua infanzia, le amicizie e gli amori, i lutti, il matrimonio, la maternità, e poi la sua vita da esule a Filadelfia dove, con l’amatissima figlia Sara, da vedova, passerà gran parte della sua vita.

Amal da adulta sente l’esigenza di ritornare a Jenin insieme a Sara, ormai ventenne, spinta da una forza immensa e incontrollabile soprattutto dopo aver incontrato David, che ricerca e ritrova la sorella in America e con la quale riesce a chiarirsi e a raccontarsi.

Questo episodio della sua vita non annulla l’impatto che le violenze, il dolore, la guerra, la condizione disumana della vita nel campo profughi hanno avuto su Amal, che morirà sotto le bombe proprio durante il suo ritorno.

La tragedia che si ripete prepotentemente ogni giorno fino ad oggi riesce ad essere un poco smorzata da una lieve speranza simbolicamente rappresentata dalla figlia Sara, salvata dal corpo della madre che la protegge dall’impatto delle bombe.

La citazione degna di nota

“Le radici del nostro dolore affondano a tal punto nella perdita che la morte ha finito per vivere con noi, come se fosse un componente della famiglia […]

 

La nostra rabbia è un furore che gli occidentali non possono capire. La nostra tristezza fa piangere le pietre. E il nostro modo di amare non è diverso… […] Un amore che puoi conoscere solo dopo che la vita ti ha salvato da una pioggia di bombe…]

Le nostre riflessioni

Questa lettura ha ovviamente suscitato un dialogo intenso fra i partecipanti, volto a sottolineare la condizione tragica del popolo palestinese. La mancanza di speranza per una soluzione del conflitto israelo-palestinese è stata alla base del commento al testo, apprezzato soprattutto per il tema e per i tanti sentimenti coinvolti in questa vicenda politica, sociale ed umana che non accenna a risolversi.

Eppure paradossalmente accanto ai sentimenti di dolore, angoscia, paura, morte, è sempre presente l’amore in tutte le sue forme, l’amore come sentimento e come parola, l’amore che salva, l’amore filiale fra padre e figlia, l’amore materno, fraterno e l’affetto dell’amicizia. Tutto il racconto è permeato da questo sentimento primario, quasi come se fosse la molla per salvarsi, la speranza che non muore.

Al di là delle scene di guerra e di morte, pur presenti anche in modo molto realistico, quello che è stato sottolineato da tutti i partecipanti è una sorta di scrittura che “addolcisce”, la volontà di attenuare la crudezza della vita di questo popolo, facendo leva sui momenti di dolcezza ed affetto familiare, sui riti che scaldano il cuore, sui valori umani.

E’ stato anche rilevato che la protagonista (dietro la quale si immagina la vita della scrittrice) offre un ritratto del popolo palestinese un po’ diverso e di certo piu’ progredito rispetto all’immagine che abbiamo in Occidente, forse frutto anche di un pregiudizio.

Certo è che la scrittrice ha vissuto la sua vita in America, dove ha studiato ed è diventata una ricercatrice affermata, e quindi il suo sguardo è uno sguardo di persona colta oltre la media del popolo al quale appartiene.

Una scrittura molto forte, trascinante, che smuove sentimenti ed emozioni e che spesso fa male al cuore.