Trama
Padre e figlio cercano di sopravvivere a un olocausto nucleare insieme ad un’altra manciata di persone su tutto il pianeta. Si affidano a un carrello del supermarket come cassaforte di tutto ciò che hanno e ad un telo di plastica per tenersi per quanto possibile all’asciutto. Come in “Anna” di Ammaniti, con cui abbiamo trovato un’analogia, i due si occupano l’uno dell’altro, alla continua ricerca di cibo e di altre risorse nei dintorni. Dopo molte tribolazioni arrivano alla meta: il mare, che tuttavia non riesce ad essere salvifico essendo l’uomo gravemente malato.
La citazione degna di nota
Quando uno è vivo la morte ce l’ha sempre di fronte
Le nostre riflessioni
Si “respira” il grigiore: riuscire a percepire il colore di un libro è qualcosa di fantascientifico. Ed effettivamente ci troviamo in un futuro lontano (ma forse non troppo) in cui la vita come la conosciamo non esiste più. Il protagonista più giovane, il figlio, non ha mai abitato il nostro mondo: è nato e cresciuto nella desolazione e nonostante questo riesce ad essere solidale, riesce a provare pietà e amore.
Quando non ci sono più regole, c’è ancora una scelta da compiere? Se non c’è più speranza, ha senso continuare il nostro viaggio? Portare il “fuoco” è avventurarsi verso una salvezza possibile continuando a dimostrare la nostra umanità sopra ogni cosa.
Lo consigliamo a...
(insieme all’adattamento cinematografico “The Road” ), a chi non è pronto a gettare la spugna.