Chagall e Dalì, Duchamp e Kandinsky, Matisse e Mirò, Mondrian e Picasso e molti altri lasciano la loro casa oltreoceano e arrivano a Palazzo Blu a Pisa per la mostra “Avanguardie. Capolavori dal Philadelphia Museum of Art”, dal 28 settembre al 7 aprile 2024. Oltre quaranta le opere provenienti dalla prestigiosa sede museale – Marcel Duchamp, incaricato di un sopralluogo nei principali musei nordamericani per individuare la migliore collocazione per l’arte del Novecento, indicò proprio Philadelphia come la sede più opportuna -, e un’occasione imperdibile per ammirare alcuni punti di riferimento assoluti dell’arte europea.
Nel percorso di visita, le opere sono accompagnate da installazioni visive, sonore e multimediali che permettono di collocarle nella sequenza degli eventi storici e culturali, in un arco di tempo che va dal 1906 al 1940. “Avanguardie” si apre così con un Autoritratto di Picasso venticinquenne che si rimbocca le maniche e imbraccia la tavolozza: metafora, possiamo leggere a posteriori, del suo destino di grande protagonista della vicenda artistica di un intero secolo.
Nei pochi anni che li separano dalla tragedia collettiva della Prima Guerra Mondiale, gli artisti sono impegnati a rompere con il passato accademico, e fulcro della loro attività è Parigi.
Daranno vita al cubismo Picasso (l’Uomo con il violino, 1911-1912, fa parte di un periodo spesso descritto come ermetico perché i soggetti sembrano essere isolati dalla realtà riconoscibile) e Georges Braque, il cui Cesta di pesci è un esempio del primo stile cubista che il francese sviluppò in tandem con lo spagnolo tra il 1908 e il 1912. Mentre l’irriverente Duchamp provoca e sorprende il pubblico con dipinti come lo straordinario La macinatrice di cioccolato del 1913, in netto anticipo sul surrealismo.
Dopo la guerra
Anche l’arte, proprio come la società e l’economia, deve ricostruirsi al termine del primo conflitto mondiale. Lo fa attraverso modi e sensibilità diverse: attraverso l’arte raffinata, piena di sentimento e di sensazioni legate al colore di Henri Matisse (in mostra Donna seduta in poltrona e Natura morta su una tavola) o con lo sguardo rivolto alla ricerca di nuovi orizzonti, alternativi alla realtà, come Marie Laurencin che esplora i territori del mito e della fiaba (Ninfa e cerva e Leda e il cigno), e come Paul Klee e Joan Miró che si lasciano ispirare dal mondo del della magia e del circo con, rispettivamente, Il Prestigiatore (Trucco di magia) e Pittura (Fratellini), quest’ultimo omaggio alle performance comiche e grottesche dei Fratellini, clown acrobatici da circo che Miró avrebbe visto esibirsi a Parigi negli anni ‘20. Spazio anche al surrealismo di Max Ernst (in mostra Foresta e Conchiglia) e al padre dell’astrattismo Vassily Kandinsky, del quale il Philadelphia Museum of Art porta a Palazzo Blu Cerchi nel cerchio: «Il cerchio è un legame con il cosmico, ma io l’adoro come forma – è la forma più modesta, ma si afferma con prepotenza, è precisa ma variabile, è stabile e instabile allo stesso tempo, è silenziosa e sonora al tempo stesso, è una tensione che porta in sé infinite tensioni», scriveva l’artista.
Buio in Europa
Il progressivo affermarsi degli autoritarismi in Europa, e soprattutto l’ascesa al potere di Hitler in Germania, vengono declinati dagli artisti secondo le loro diverse sensibilità poetiche, dall’ironia di Mirò che con il Cane che abbaia alla luna sembra ironizzare sulle “parole al vento” della propaganda, al cupo e drammatico paesaggio della Tempesta di Yves Tanguy, al misterioso, anche nel titolo, Simbolo agnostico di Dalì. Un caos politico e sociale al quale si contrappongono le rigorose geometrie di Piet Mondrian (Composizione con blu e giallo e Composizione con bianco e rosso), artista che si riferiva spesso a una futura sintesi di pittura e architettura come al momento di perfezione in cui la pura armonia dell’arte avrebbe finalmente permeato la vita di tutti i giorni, o le forme semplici e delicatamente arrotondate della scultura in cemento fuso di Hans Arp Il sogno del gufo, metafora lirica della coscienza sognante di quell’animale.
La mostra si chiude con un’opera di grande suggestione e valore simbolico: la Crocifissione dipinta da Chagall nel 1940. L’artista, sempre più consapevole della difficile situazione degli ebrei in Europa, lavorò a una serie di opere su questo tema, alterando alcuni dei dettagli associati a questa immagine cristiana per sollecitare l’attenzione del mondo su quanto stava avvenendo. Per la versione in mostra a Palazzo Blu, Chagall ha sottolineato l’identità ebraica di Cristo sostituendo il suo tradizionale perizoma con uno scialle da preghiera ebraico, mentre il gallo ai suoi piedi allude ai sacrifici necessari per salvare l’umanità.
“Avanguardie” coincide anche con la conclusione di un intervento di riqualificazione e rinnovamento degli spazi, dell’illuminazione e degli impianti dello storico edificio affacciato sull’Arno.
Ingresso in convenzione per i soci, da ottobre visite guidate gratuite la domenica alle 11. Per saperne di più: palazzoblu.it, info@kinzicacoop.it, 050916950.