Trama
Guglielmo Sputacchiera si sveglia una mattina ed è “donno”, ovvero donna esteriormente ma sempre lo stesso Guglielmo interiormente. Questo inizio così kafkiano introduce un’avventura surreale e macchiettistica. Per risolvere la questione interroga dottori, psicologi e santoni fino a un epilogo un po’ osceno, un faccia a faccia col padre e con la sua generazione in un confronto schietto e diretto che tocca chiunque nato fra gli anni ‘80 e ‘90.
La citazione degna di nota
Me ne vado non per coraggio e nemmeno per vendetta, ma perché, ancor più dell’ignoto, della fame e del futuro, ho paura di un’eventualità raccapricciante e buffa insieme: che possano spuntarmi i capelli grigi mentre ancora dormo nel letto di quando ero bambino.
Le nostre riflessioni
L’incertezza per il futuro caratterizza le generazioni di oggi, contrapposte a quelle dei propri genitori. Incertezza climatica, politica ed economica, che si tramuta in svogliatezza cronica, incomunicabilità sociale e in mancanza di motivazione per affrontare il mondo. Quando Guglielmo si ritrova a «poppare il suo stesso capezzolo», da scarafaggio qual era, inizia a cercare la propria identità in un paesino lombardo ingrassato dal bigottismo religioso, in cui lo stereotipo fa da padrone e le prospettive lavorative sono desolanti. Scoprirà nella donna una possibilità di riscatto dalla condizione sociale in cui si sentiva ingabbiato, dalla mascolinità tossica nella sua definizione
patriarcale e tradizionale.
Per farlo, Ravasio sceglie di adottare una voce comica, graffiante: il lessico è quello che più ci colpisce, come fosse inventato ad hoc, in cui ogni termine viene “aggettivizzato”, reso grottesco, ma incredibilmente realistico. Fa riflettere il fatto che dietro allo schermo i personaggi possano scegliere chi essere: inventarsi una nuova identità come Mattia Pascal o mostrare esattamente sé stessi, tanto da non riconoscersi nemmeno tra padre e figlio.
Lo consigliamo a...
Ai giovani che si sentono senza prospettiva.
Le parole chiave del libro
Transessualizzazione
papà
lavoro
critica sociale
uomo
sessualità
generazioni
corpo