Trama
L’inizio del libro coincide con l’inizio della malattia della scrittrice: l’uomo che le era accanto in quel periodo le fa notare che zoppica. Da lì inizia il viaggio di Pia Pera: dopo lo smarrimento e la paura di fronte alla diagnosi di SLA, la donna tenta il tutto per tutto in un iter comune a gran parte dei malati, tra medicina ortodossa e ciarlatani. Nonostante sia arrivata ad informarsi anche sul suicidio assistito, la scrittrice trova serenità e nuovo amore per la vita grazie al suo giardino: quel giardino, ai piedi del Monte Pisano nelle Lucchesia, che ha sempre curato e di cui ora sente di far parte.
Se ne sente parte perché se ne prende cura come si prende cura della sua anima: quel che rimarrà dopo la morte sarà proprio il bene dato e preso. E mentre ancora il giardino fiorisce, grazie anche all’aiuto del giardiniere Giulio, Pia Pera si sente libera di appassire, proprio come le piante in natura.
La citazione degna di nota
Con questa idea fissa di arrivare alla morte […] mi sono dimenticata di vivere
Le nostre riflessioni
L’opinione dei lettori è unanime nel descrivere il libro come una vera e propria poesia, da leggere e assaporare con lentezza. Un libro da avere nella propria libreria, che fa riflettere sul modo di approcciarsi alla vita e alla sofferenza.
Commuove, infatti, la riflessione sulla malattia: quando si sta bene il malato – la malattia – infastidisce, è una cosa che cerchiamo di evitare. Pia Pera ci fa riflettere sul nostro vissuto, su esperienze che in molti hanno provato, più o meno, da vicino: ed intanto, il periodo di smarrimento e di paura dopo la scoperta di avere la SLA si trasforma in nuova serenità, accompagnata dalla consapevolezza dell’importanza di sentirsi fragili.
Lo consigliamo a...
A tutti.
Le parole chiave del libro
Giardino
malattia
sofferenza
potere
morte
vita