Il linguaggio della politica al tempo dei nuovi media

Intervista al filosofo Massimo Cacciari che il prossimo 25 marzo sarà alla Biblioteca delle Oblate di Firenze

Democrazia, rappresentatività, partecipazione. Sono le parole cardine della Costituzione della Repubblica Italiana, che quest’anno compie 75 anni (è entrata in vigore il primo gennaio 1948). Benigni sul palco del “Festival di Sanremo” l’ha definita un’opera d’arte. Ciononostante, la fiducia nella politica e nelle istituzioni è in calo, come raccontano i dati dell’affluenza elettorali.

Il filosofo Massimo Cacciari, catapultato dai salotti televisivi al “Festival dell’Italiano e delle lingue d’Italia”, ne parlerà il 25 marzo a Firenze.Ecco qualche anticipazione: «Il significato di parole come democrazia e partecipazione, benché tutti continuino a usarle, è diventato evanescente, perché questi termini non hanno più un referente effettivo. Si usano, ma a vanvera» dice senza mezzi termini il professore.

Il filosofo Massimo Cacciari

Partiamo da democrazia: cosa significa oggi?
Con la rivoluzione tecnologica, la globalizzazione e con l’affermarsi delle grandi multinazionali dell’informatica, che possono controllare tutto e hanno eliminato ogni privacy, quale valore possiamo dare alla democrazia? Nessuno, se non lo si prova a declinare nella situazione reale.

Secondo alcuni, i nuovi media avrebbero potuto facilitare la partecipazione alla vita politica: solo un’illusione?
Non è un’illusione, è un comico errore. Partecipare non è fingere un contatto da lontano condito con alcune chiacchiere, ma è un confronto quotidiano che prevede anche il contatto fisico. Non si comunica soltanto lanciando degli slogan a distanza.

Proprio quello che avviene oggi sui social media…
Il linguaggio dei social è totalmente privo della capacità di approfondimento e di ogni vera e autentica comunicazione. La rete è uno strumento formidabilmente utile per informarsi, per scambiare notizie rapidamente ma non per comunicare, che significa tutt’altro, soprattutto in ambito politico, dove la partecipazione è reale solo se avviene in forme organizzative che permettano approfondimento, critica e discussione. 

Da questo dipende anche il calo dell’affluenza alle urne?
Certamente, perché ci si è allontanati dalla realtà. La politica è mediazione e dialogo, che hanno bisogno di tempo, mentre oggi tutto avviene in fretta. Nell’era dei social media anche i politici devono essere veloci e fare “una sparata” prima possibile.

Quale è il futuro della democrazia rappresentativa?
Dobbiamo trovare nuove forme di democrazia se vogliamo che questa venga compresa e vissuta anche dai più giovani. Le parole si usano ancora, ma sono le istituzioni ad aver bisogno di essere rigenerate. Oggi la funzione legislativa è sostanzialmente in mano ad esecutivi che rispondono per lo più ai grandi poteri economico-finanziari.

Sta dipingendo un quadro che fa paura…
A far davvero paura è la situazione geopolitica, che vede il ritorno dei conflitti fra le grandi potenze e la crisi dell’equilibrio internazionale: la globalizzazione si sta concretizzando nello scontro, mentre ai tempi della caduta del muro pensavamo che portasse al superamento di ogni guerra, a partire da quella fredda. La guerra fredda è stata superata, però per andare verso una guerra-guerra.

Parole in cammino

Sesta edizione per “Parole in cammino. Il Festival dell’italiano e delle lingue d’Italia” dal 30 marzo al 1° aprile a Firenze. Oltre all’anteprima il 25 marzo alla Biblioteca delle Oblate con la lezione di Massimo Cacciari su “Lingua e comunicazione politica d’oggi”, il 30, Fabrizio Acanfora, sui disturbi dello spettro autistico, e il 31 la linguista Cecilia Robustelli per parlare di donne e discriminazione linguistica, e tanti altri. Il Festival è sostenuto da Unicoop Firenze. La partecipazione è gratuita.

Per informazioni: ilfestivaldellalinguaitaliana.it

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