Genitori e figli, generazioni a confronto che spesso si parlano senza in realtà andare mai a fondo delle parole, senza comprendersi. Intenso ed emozionante, lo spettacolo Il figlio, dal testo del drammaturgo francese Florian Zeller, diretto da Piero Maccarinelli, racconta il disagio giovanile e le sue estreme conseguenze, ma anche le nostre contraddizioni e limiti come esseri umani. Una produzione del Teatro Il Parioli e Fondazione Teatro della Toscana.
Sul palco, nel ruolo del figlio Nicola, il giovane attore Giulio Pranno, mentre nel ruolo del padre Piero l’attore Cesare Bocci, l’attrice Galatea Ranzi nel ruolo di Anna, la madre, e Marta Gastini nel ruolo di Sofia, la nuova compagna del padre da cui ha avuto un altro figlio. Pochi ed essenziali gli elementi in scena per lasciare spazio ai dialoghi, alle parole, quelle tra due genitori separati, impreparati di fronte al grido disperato del figlio e al suo malessere, un adolescente all’ultimo anno di liceo, che però abbandona gli studi. Il padre lo porta a vivere con sé, ma anche questo non restituisce serenità al ragazzo.
I protagonisti si raccontano
Galatea Ranzi ci racconta il suo personaggio, Anna:«è una donna che vive nel rimpianto di un passato felice, incastrata nel dolore della separazione». Commenta Giulio Pranno: «I genitori si interessano al figlio, ma per quanto cercano, non sanno come aiutarlo». Paradossalmente è la nuova compagna del padre a capire di più del disagio del figlio e il suo bisogno di un aiuto specialistico. Continua Galatea Ranzi: «Questo spettacolo è uno specchio della realtà che si trovano a vivere molti, genitori e figli. Spesso gli spettatori a fine spettacolo ci aspettano per raccontarci che hanno anche loro un problema simile». La pensa così anche Marta Gastini: «Questo spettacolo consente a tutti di vedere i punti di vista degli altri. Non ci sono colpe, solo situazioni a cui i personaggi si trovano a rispondere».
Cesare Bocci: padre, figlio e marito
Ma l’attore Cesare Bocci, nella vita che padre è? «Un padre con tanti dubbi, che si è trovato a vivere le difficoltà di una figlia adolescente. Mia figlia Mia ha sofferto di disturbi del comportamento alimentare (lo dico perché lei stessa ne ha parlato pubblicamente), ma noi genitori pur capendo che c’era qualcosa che non andava, non abbiamo saputo decifrare il suo disagio. Ci sono situazioni che noi genitori non possiamo risolvere ed è giusto in questo caso chiedere aiuto». Cesare Bocci con la figlia Mia ha condotto in televisione il talk Imperfetti sconosciuti, genitori e figli a confronto. Gli chiediamo un commento di questa esperienza: «Certamente è servito per conoscerci meglio. Dalle tante storie ascoltate ho capito che, talvolta, i genitori non sono in grado di dare risposte adeguate ai figli, o magari non vogliono sentirsi dire la verità». Quando gli chiediamo che figlio è stato ci risponde: «Con i miei genitori non ho avuto molto dialogo, ma mi hanno sempre dato supporto. Ci davano delle regole più o meno stringenti, e noi cercavamo di evitarle. Quando ho detto loro che volevo fare l’attore sono rimasti scioccati, ma non me l’hanno impedito».
Una storia di amore e di resilienza
Bocci, che sul palco interpreta un uomo separato che si è rifatto una vita e una famiglia con un’altra, noto al pubblico televisivo per avere interpretato il ruolo di Mimì Augello, il poliziotto amico di Montalbano grande amante delle donne, nella vita è legato da molti anni alla moglie Daniela Spada. Insieme hanno affrontato momenti molti difficili, raccontati poi nel libro Pesce d’aprile. Lo scherzo del destino che ci ha reso più forti (Sperling & Kupfer, 2016), diventato anche pièce teatrale. Il primo aprile del 2000, quando lei aveva 36 anni, venne colpita da un ictus. Si risveglierà dal coma dopo venti giorni. La loro figlia Mia ha solo una settimana di vita. «Abbiamo deciso di scrivere questo libro per raccontare la forza di mia moglie, che si è ripresa in mano la vita vincendo tante battaglie per dare speranza e coraggio, perché se anche la vita ti travolge, se resti vivo, devi rialzarti e trovare il modo di andare avanti». Un messaggio che Bocci dedica anche ai giovani, quello di inseguire sempre i loro sogni, non arrendersi, e di non vergognarsi a chiedere aiuto. Restare curiosi della vita e portare a termine i progetti. Così ha fatto anche lui che, dopo aver dato tutti gli esami in geologia senza poi laurearsi, ha deciso dopo molti anni, già attore di successo, di tornare all’Università per discutere la tesi. Quel giorno lo descrive come un’emozione grande.
Cresciuto in un piccolo paese delle Marche di poche centinaia di abitanti, Camporotondo di Fiastrone, nella provincia di Macerata, dove tutti si aiutano, ha trovato naturale e quasi doveroso mettere a disposizione la sua popolarità, raggiunta con tanti successi a teatro, cinema, in televisione, per aiutare i più deboli, da qui il suo impegno come ambasciatore per Save the Children o a fianco dell’Anfass di Macerata. Ed è proprio sul piccolo palco del teatrino di Camporotondo che è nata la sua passione per la recitazione, poi maturata ai tempi dell’Università, fino a fondare con Saverio Marconi, la Compagnia La Rancia con altri giovani attori. E da lì poi i grandi successi. Non possiamo che fargli una domanda su Montalbano e il suo padre di penna, Andrea Camilleri. «Sono grato agli scritti di Camilleri, e che sia stato scelto per interpretare il ruolo di Mimì. Come tutti gli scrittori di successo, Camilleri ha sicuramente contributo ad avvicinare molti alla lettura».