«Il supermercato? Per me è la quotidianità per eccellenza». Lui è Pif, ovvero Pierfrancesco Diliberto, che al supermercato ha portato anche delle celebrità: «Quando facevo Il testimone, e dovevo intervistare un personaggio famoso, la cosa che mi piaceva di più – per renderlo più vicino a noi – era portarlo al supermercato e seguirlo mentre faceva la spesa. L’ho fatto con Roberto Bolle e con la modella Bianca Balti. Dando per scontato che i negozietti di una volta non esistano più, o siano rare sentinelle di fortini abbandonati, andare al supermercato è diventato un gesto quotidiano, che ci accomuna tutti. Io ho un grande rispetto per quel gesto. Ma temo che anche questo subirà dei cambiamenti enormi».
Parla delle consegne a domicilio?
Stanno cambiando radicalmente le nostre abitudini. Ci danno l’illusione di poter avere tutto, in ogni istante, senza costi aggiuntivi, a volte persino a meno di quello che spenderemmo andando a comprare personalmente l’oggetto del desiderio. Ma questa comodità ha un prezzo.
Sul prezzo da pagare per questa “comodità universale”, per questo “tutto e subito”, Pif ha fatto un film in tempi di post pandemia: E noi come stronzi rimanemmo a guardare, approdato neanche a dirlo su Amazon Prime. Il film parla del mondo delle distribuzioni a domicilio, immaginando l’odissea di un rider, un cinquantenne interpretato da Fabio De Luigi, che dopo il licenziamento finisce a consegnare pizze, mal retribuito, non tutelato, costretto a orari impossibili, solo, senza nessuna protezione assicurativa.
È stato profetico…
Questa storia l’avevamo scritta prima del Covid. La pandemia ha avuto l’effetto di accelerare in maniera pazzesca certi processi. Quel futuro che immaginavamo fra una trentina d’anni è già qui.
Il film è una commedia, ma fa riflettere su tanti temi, come il poter disporre di tutto immediatamente.
La verità è che quando un prodotto è molto comodo, o costa molto poco, c’è sempre qualcuno che viene sottopagato, sfruttato, non tutelato. Come chi consegna le pizze. Ho anche immaginato dei voli low low cost, che costano pochissimo ma dove per metà del tempo devi cedere il tuo posto a sedere e viaggiare in piedi.
Ci siamo abituati ad avere tutto con un clic?
È un’era che ci ha viziati: ci siamo abituati ad avere tutto e subito. Ma tutto questo ha un prezzo.
Non torneremo indietro facilmente dall’era delle consegne a domicilio.
No. Per pigrizia, perché è comodo avere le cose a casa senza uscire; ma dobbiamo pretendere che il nuovo governo, quale che sia, regolarizzi e protegga chi lavora. Da anni non vedo più nessuna preoccupazione “sociale” in nessuno dei partiti in campo.
Che cosa prevede per il futuro?
Come padre di una bimba di due anni, il futuro mi preoccupa molto. Soprattutto penso che dovremmo pretendere come minimo baluardo sociale una legislazione che protegga tutti i lavoratori. Oggi facciamo festa se qualche azienda di consegne decide di concedere l’assicurazione sul lavoro ai suoi dipendenti: invece quello è il minimo. Non si può andare sotto certi parametri. Dobbiamo combattere affinché tutti i rider di tutte le aziende di consegne abbiano almeno l’assicurazione obbligatoria. Però forse il prodotto ci costerà un po’ di più. Allora la vera domanda è: siamo disposti noi, uno per uno, a pagare un po’ di più le cose, affinché nessuno faccia una vita da schiavo?
Chi è
Figlio di un regista e di una maestra di scuola, cresciuto a Palermo, trovando però presto il coraggio di andarsene a Londra, a studiare come si fa giornalismo con la telecamera, Pif ci ha regalato trasmissioni televisive dinamiche come Il testimone e film capaci di mescolare, in modo non banale, comicità e denuncia sociale, come La mafia uccide solo d’estate.