Giuliano Selvi era poco più che adolescente quando il fronte della Seconda Guerra mondiale passò da Fiesole, antico centro sulle colline che circondano Firenze, ma nonostante la giovane età fece anche lui la sua parte nella storia della Liberazione. Come tanti altri i cui nomi non vengono ricordati nei libri e che con piccoli, ma fondamentali gesti contribuirono a restituire l’Italia agli italiani.
“Qualcuno del Comune ci chiese di portare una lettera al Comando delle truppe anglo-americane, che erano di stanza al collegio della Querce a Firenze, per avvisarli che i tedeschi erano già andati via – racconta Giuliano, oggi arzillo novantenne -. Avevo quindici anni e insieme ad altri due ragazzi più o meno della stessa età sapevamo di fare qualcosa di importante, ma allo stesso tempo era come un gioco, eravamo soltanto dei ragazzi! Mentre scendevamo da Fiesole – prosegue -, senza un motivo preciso, scegliemmo di non passare dalla strada lastricata, ma da quella secondaria della Cipressina. Fu la nostra fortuna, perché poco dopo sentimmo un grande botto: dietro a noi stavano scendendo a Firenze anche un frate e un partigiano che, passando sulla strada principale, involontariamente fecero scoppiare una mina, nascosta dai tedeschi sotto il selciato, e morirono entrambi”.
I ricordi di Giuliano sono nitidi, nonostante i tanti anni trascorsi: “Arrivammo al comando delle truppe alleate e consegnammo quella lettera così preziosa. Gli Alleati però non si mossero subito e arrivarono a Fiesole soltanto il giorno dopo”.
Come accaduto anche in altre zone della Toscana e non solo, il “lavoro sporco” l’avevano già fatto i partigiani che nei giorni precedenti si erano scontrati in battaglia con i tedeschi sulla strada che porta verso il Mugello, la via dei Bosconi.
“In quei giorni i partigiani vennero ospitati nella cosiddetta Casa del Fascio e la gran parte della popolazione faceva a gara a portare da mangiare e a curare chi era ferito”, conclude Giuliano.
La Liberazione di Fiesole avvenne il 1° settembre 1944. Il 25 aprile del 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) – con sede a Milano – proclamò l’insurrezione in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando alle forze partigiane attive nel Nord Italia di attaccare fascisti e tedeschi, che si arresero nei giorni seguenti, prima dell’arrivo delle truppe alleate.