“Genesi. L’armonia del Kaos” è la mostra, curata da Simone Teschioni Gallo, che Palazzo Medici Riccardi dedica fino al 26 settembre all’artista Francesco Forconi, in arte Skim. «Tutti mi chiamano Skim, anche la mia mamma. Per le mie bambine sono babbo Skim. Il nome deriva dallo skimboard, la tavoletta con cui i bambini scivolano sull’acqua. Mi suonava bene».
In color we trust (“Crediamo nel colore”) è il suo motto: «Io cerco di dare gioia con i colori, li faccio stare insieme, in modo armonioso, logico e razionale. Ma nella gioia nascondo tematiche importanti. Voglio che lo spettatore si perda nel caos armonico e cerchi i dettagli», magari attuali e drammatici: mani che emergono dal mare nell’estrema ricerca di aiuto, missili, colorati anch’essi, che stanno per colpire una casa.
È arte?
Tanti dubitano che il graffitismo sia vera arte. Per Skim «è arte, ed è l’arte di tutti, perché a ognuno lascia un messaggio. Non tutti entrano nei musei? Noi portiamo l’arte nelle strade, dove chiunque può goderne». Dai graffiti nelle caverne (la prima forma di arte) fino a Keith Haring e Basquiat, con i messaggi di pace e amore disegnati sui treni e sulle metropolitane. E c’è tanto studio dietro un graffito, perché fare un bozzetto su un foglio è diverso che realizzare l’opera su una parete.
Forte è il legame fra graffitismo e musica, specialmente l’hip hop e il rap, anche se Skim è per il cantautorato: De André, Dalla e De Gregori, fino ai Baustelle e agli Articolo 31, ma anche alla musica classica: «A Capoliveri, l’organizzazione di eventi musicali Maggyart possiede una mia opera, dove ho interpretato con il mio stile i personaggi di Carmen, Tosca e Madama Butterfly».
Il messaggio sociale dell’arte di Skim è semplice: stare insieme. L’artista collabora con scuole e associazioni di disabili: «Progettiamo insieme il graffito e insieme stiamo davanti a un muro a passarci le bombolette e a disegnare». E i ragazzi sono interessati: gli chiedono com’è nata la sua passione, quali sono le sue difficoltà, i suoi lavori precedenti. E lui racconta una realtà di sacrificio, ma anche di un mondo in cui credere. Poi gli chiedono l’autografo sull’astuccio o il selfie.
Graffitismo e tradizione
La coesistenza è possibile: è cominciata l’unione fra antico e moderno, come succede, per esempio, a Lisbona e Parigi. «Bisogna ringiovanire la città». Grazie alle amministrazioni dei Comuni della Città Metropolitana, che hanno creduto nel graffitismo, sono nate tante realtà che, senza dipingere un muro antico, riqualificano le periferie: pensiamo ai sottopassaggi. Non solo. Skim ha richieste da privati che vogliono le sue opere sulle mura esterne di case, circoli, teatri e palazzetti dello sport. Ma anche sui chioschi, sulle serrande dei negozi del centro di Firenze.
C’è l’impressione che, collaborando con le amministrazioni pubbliche, il graffitismo possa perdere la sua caratteristica di rivolta. «È vero – conferma Skim -, ma in questo modo il ragazzino che vuole imparare, che vuole esprimersi, non rischia la denuncia, o la vita, e scopre un’arte nuova, realizza la propria e la migliora».
È in ponte una collaborazione con il Comune di Scandicci e la locale sezione soci di Unicoop Firenze, partner della mostra: come evento collaterale, verrà realizzato un graffito sul territorio di Scandicci, dove Skim ha già dipinto sui muri di quasi tutte le scuole.
Per finire, il nostro giovane artista non rinnega affatto la tradizione; la reinterpreta con ironia, ma senza essere offensivo. I suoi artisti di riferimento? Ecco i nomi di Giuliano Ghelli, Jacovitti e Mordillo. Prima ancora Modigliani, Picasso e Dubuffet. Poi i miti, Michelangelo e Leonardo. E Arcimboldo, «dove il caos diventa un volto».
“Genesi. L’armonia del Kaos”: Palazzo Medici Riccardi, Galleria delle Carrozze, via Cavour 5, Firenze. Fino al 26 settembre; ogni giorno, ore 10-19, chiuso il mercoledì. Ingresso gratuito.