Debutta da marzo il nuovo Assegno unico e universale per chi ha figli a carico: una platea stimata in oltre 7 milioni di nuclei familiari che potranno arrivare a incassare da 25 fino a un massimo di 280 euro al mese per ciascun bambino o ragazzo, a seconda del reddito e altri parametri che tengono conto di diversi fattori. Ma attenzione, per ottenerlo occorre richiederlo all’Inps.
L’assegno è universale, cioè viene riconosciuto comunque, indipendentemente da quanto la famiglia sia ricca o dal lavoro dei genitori, ma anche progressivo: varia a seconda dell’Isee, cioè l’indicatore della situazione economica equivalente.
Quanto varrà?
Si parte da 2100 euro all’anno per ciascun figlio minorenne a favore delle famiglie con un Isee fino a 15.000 euro, che si stima saranno circa la metà dei beneficiari. Il valore diminuisce via via che il reddito cresce: dopo la soglia di 40.000 euro di Isee, l’assegno vale 50 euro al mese, cioè 600 euro l’anno a figlio. I genitori possono richiederlo anche prima della nascita del bambino, a partire dal settimo mese di gravidanza. Gli importi sono sostanzialmente dimezzati per i figli maggiorenni fino a 21 anni, mentre vengono maggiorati nel caso di ragazzi con disabilità (per i quali non c’è tetto di età), le famiglie numerose, le madri molto giovani e quando entrambi i genitori lavorano.
A conti fatti, si tratta di cifre tutt’altro che insignificanti, anche tenendo conto che l’assegno unico sostituirà tutti i vecchi benefici, come le detrazioni fiscali per i figli a carico e gli assegni per il nucleo familiare, i cosiddetti Anf, e riguarderà circa 900mila famiglie in più. Tolti i trattamenti previdenziali, come le pensioni, si tratta della principale prestazione sociale in denaro in vigore in Italia, che varrà erogazioni per quasi 20 miliardi di euro annui, circa 6 in più di quanto fatto finora per le famiglie.
Secondo il Ministero per l’Economia e le Finanze, su un totale di oltre 7 milioni di nuclei con figli a carico sotto i 21 anni, 4,6 milioni (il 65 per cento del totale) registreranno un incremento del proprio reddito disponibile, pari in media a 1600 euro annui (circa 135 euro mensili). Larga parte dei nuclei restanti rimarrà sostanzialmente indifferente alla novità, mentre per circa 200mila nuclei familiari sono previste maggiorazioni transitorie che dovrebbero attutire la differenza con i sostegni precedenti.
Come fare domanda
La domanda per l’Assegno unico e universale è annuale e vale da marzo a febbraio dell’anno successivo. Poteva essere presentata a partire dal 1° gennaio 2022: chi lo ha già fatto a gennaio e febbraio vedrà l’assegno questo mese, con pagamento dal 15 al 21 marzo. Per le domande presentate fino al 30 giugno 2022, l’Assegno unico e universale spetta con tutti gli arretrati a partire dal mese di marzo.
Chi arriverà dopo il 30 giugno vedrà decorrere l’assegno solo dal mese successivo a quello di presentazione.
La domanda può essere presentata:
- accedendo dal sito Inps al servizio “Assegno unico e universale per i figli a carico” con Spid almeno di livello 2, Carta di Identità Elettronica 3.0 o Carta Nazionale dei Servizi;
- contattando il numero verde 803164 (gratuito da rete fissa) o il numero 06164164 (da rete mobile, con latariffa applicata dal gestore telefonico);
- tramite enti di patronato,
- attraverso i servizi telematici offerti gratuitamente.
È bene sapere che è abbastanza semplice il fai da te online sul sito Inps per chi ha una situazione familiare “classica” di genitori e figli conviventi, ma le cose si complicano nei tanti casi di famiglie differenti: ad esempio per le famiglie allargate, quando i genitori non sono sposati, separati, risposati, o ancora sono stranieri o non residenti con i figli, e via elencando. In questi casi può essere meglio farsi assistere dai patronati.
Baby sboom
Tra gennaio e settembre 2021, dice l’Istat, sono nati almeno 12.500 bambini in meno in Italia: una denatalità doppia di quella osservata nello stesso periodo del 2020, quando i nuovi nati erano stati 404.892. Il numero medio di figli per donna nel Paese è sceso nel 2020 a 1,24, mentre era 1,44 negli anni 2008-2010, periodo di massimo relativo della fecondità.
Dati che, secondo Save the Children, dicono che da noi l’infanzia è “a rischio di estinzione”. Nell’Atlante dell’Infanzia a rischio in Italia, la onlus ricorda che in 15 anni la popolazione italiana di bambine, bambini e adolescenti è diminuita di circa 600mila minori e oggi meno di un cittadino su 6 non ha compiuto i 18 anni.