Trama
Laura Lanza, seppur giovanissima, aveva le idee chiare sull’amore: amava Ludovico ed era ricambiata, ma lui non era abbastanza ricco e nobile per il padre che invece la dà in sposa, giovanissima e assolutamente contro la sua volontà e quella della madre, (che soffriva quanto lei, ma che poteva fare per cambiare un’usanza atavica di una società sorda e arrogante come quella di allora?) al rampollo dei La Grua della Villa di Carin. In questo modo il padre Cesare Lanza avrebbe potuto accrescere il prestigio sociale ed economico del suo casato. Come finisce lo sappiamo tutte: dopo il tradimento di Laura il marito Vincenzo, che non poteva sporcarsi le mani, decide di far uccidere la moglie dal Lanza, suo padre avvalendosi del “delitto d’onore”.
La citazione degna di nota
Nella sua vita non cessò mai, in ogni occasione, nel bene e nel male, di proporsi, apparire, imporre con tutta la sua statura di uomo colto, ambizioso e prepotente la sua volontà nel perseguire i suoi scopi. Giureconsulto famoso e uomo politico emerse tra i nobili palermitani del ‘500 con il suo carattere risoluto e violento. Non gli mancava neanche la prestanza fisica, oltre ad un’intelligenza vigile che faceva coesistere con la rudezza del cavaliere, una studiata compostezza del gentiluomo di corte.
Le nostre riflessioni
Il romanzo, che parla della baronessa Laura Lanza e del suo amore sfortunato con il cugino Ludovico, ha una scrittura un po’ leziosa, con un fraseggio ricco di particolari e con un tono un pò retrò.
La figura del padre Cesare Lanza è emblematica e sconcertante per la sua crudezza, quella del marito Don Vincenzo La Grua invece, per la sua pusillanimità. Alla fine è una lettura piacevole e ci ricorda, purtroppo, i numerosi femminicidi odierni, pur essendo passati sei secoli.
Lo consigliamo a...
A tutti gli uomini, soprattutto ai più giovani, per comprendere quanto possa essere assurda e barbara la violenza sulle donne. Questo episodio viene infatti ricordato come “il primo femminicidio d’Italia”.