Olivi di ieri e di oggi. Perché anche nella coltura più antica della tradizione mediterranea ci sono innovazioni che possono sostenere la produzione di olio e aiutare gli alberi a difendersi dai cambiamenti climatici. Di olivicoltura 4.0 ci parla Paolo Granchi, agronomo della cooperativa Terre dell’Etruria, di cui fanno parte 1500 olivicoltori, che sperimenta da qualche anno nelle zone costiere della Toscana alcuni strumenti tecnologicamente avanzati, come le immagini satellitari e le sonde che indicano costantemente le variazioni di umidità del terreno, ma anche metodi completamente naturali, come l’utilizzo del caolino.
Contro mosca e cascola
Ma andiamo con ordine. «Nella zona costiera della Toscana, dove il terreno è più pianeggiante, abbiamo iniziato a utilizzare l’irrigazione in deficit idrico controllato, per ottimizzare l’impiego dell’acqua, risorsa sempre più preziosa e contesa. Il metodo, seppur meno applicabile nelle zone collinari interne, permette di gestire lo stress idrico delle piante e di avere produzioni più omogenee, riducendo l’alternanza fra annate più o meno floride» spiega l’agronomo. Dove l’acqua non c’è, gli olivicoltori hanno un altro alleato nella lotta impari contro i cambiamenti climatici: si chiama caolino. «È una roccia che viene ridotta in polvere e, spruzzata sulla chioma delle piante – aggiunge -, difende le olive dall’attacco della mosca, principale rischio per gli olivi, e aiuta anche a contenere i danni dei cambiamenti climatici, perché contribuisce a regolare lo stress idrico e riduce molto la “cascola” dei frutti, cioè la caduta prematura delle olive, proteggendo la pianta da estati sempre più calde e siccitose».
Infine, ci sono i sensori di umidità «che si mettono nel terreno e inviano i dati via radio a una stazione principale – spiega Granchi -. Questo monitoraggio costante permette alle aziende di vedere in tempo reale lo stato di umidità della pianta e di dosare l’irrigazione, anche da remoto con l’impiego di uno smartphone. Il risultato è che da un lato gli olivi vengono irrigati automaticamente, dall’altro possono essere sottoposti a stress idrici indotti in momenti particolari, sospendendo la somministrazione di acqua. Ad esempio lo stress idrico può essere utile per ridurre i danni della mosca olearia, il cui arrivo oggi può essere previsto con appositi programmi informatici. Quest’insetto, infatti, se trova i frutti leggermente disidratati, ha più difficoltà a deporre l’uovo nell’oliva, diventando così meno dannoso; di conseguenza non occorre trattare le olive con prodotti chimici, che potrebbero pregiudicare la qualità dell’olio».
Se sei socio Unicoop Firenze
Tecniche e tecnologie che aiutano a garantire buoni raccolti per qualità e quantità, ma come sarà quello del 2021? «Avremo tanto olio dalle regioni dell’Italia meridionale, meno dalla Toscana e poco anche dai Paesi comunitari» spiega Emidio Granchi, business manager Unicoop Firenze.
Per i soci la promozione di olio Fior fiore propone un olio extravergine di oliva 100% italiano, con la novità del doppio tappo, sollecitato dagli stessi consumatori, che evita il “gorgoglìo” dell’olio quando lo si travasa e rende più facile trasferirlo in contenitori più piccoli. Le confezioni in latta – materiale che permette una migliore conservazione – da 5 litri saranno in vendita dal 26 novembre.
I numeri dell’olio In Toscana
- 80.000 ettari di superficie coltivati a olivi
- Oltre 15 milioni di piante
- 80 varietà autoctone di olivo (le più diffuse sono Frantoio, Moraiolo, Leccino, Maurino e Pendolino)
- Oltre 50.000 aziende agricole dedicate alla coltivazione dell’olivo, quasi 2000 biologiche
- 400 frantoi attivi in Regione