Trama
È il viaggio di Dante all’Inferno, canto per canto, con la carrellata dei personaggi che tutti, in qualche modo, abbiamo almeno sentito nominare. Parallelamente l’autore narra anche il “viaggio” che il sommo poeta compie nel “Bel Paese”, espressione da lui stesso coniata. Cazzullo traccia continui parallelismi tra le vicende infernali e l’attualità, cercando di ridurre la distanza tra noi e la densa poesia dantesca, anche grazie ad aneddoti pop.
La citazione degna di nota
Il disastro di Firenze – e dell’Italia – non ha un unico colpevole; sono la mancanza di responsabilità, l’incapacità di trovare un accordo o almeno un compromesso, il prevalere dell’interesse di parte su quello pubblico […] Riconosciamolo: non siamo molto cambiati. Ancora oggi gli italiani non credono nella politica e non credono nello Stato, perché faticano a concepire che una persona possa fare qualcosa nell’interesse di qualcuno che non sia se stesso. (p.115-116)
Le nostre riflessioni
La lettura di questo libro ci ha riportato in qualche modo agli anni della scuola, quando il timore delle interrogazioni e gli obblighi della memorizzazione del testo, ci rendevano difficile amare questo grande poema. Cazzullo vuole rendere appetibile quest’opera al grande pubblico, che ha confinato Dante ai banchi di scuola.
Punta infatti a ricordarci quanto ancora sia moderna la lingua di un testo scritto più di 700 anni fa. Lingua che trova le sue radici antiche nella poetica siciliana del 1200. Cazzullo ripercorre le tante espressioni create da Dante, che utilizziamo inconsapevolmente nel nostro linguaggio quotidiano: Star solo soletto, non mi tange, senza infamia e senza lode, cosa fatta capo ha.
Alighieri ci ricorda anche quanto la discordia, oltre alla bellezza, abbia segnato la storia del nostro territorio: incontrando i tanti dannati da lui conosciuti in vita ha sempre un atteggiamento di ripulsa per quello che hanno fatto. Ce l’ha con gli Italiani che sono sempre divisi: Guelfi e Ghibellini, Bianchi e Neri e afferma che solo i mediocri fanno politica ed i loro capi, e che i Governi cambiano di continuo. E noi nel 2021 cosa facciamo? Esattamente come all’epoca di Dante.
Siamo state colpite anche da quanto il sommo poeta disprezzi chi ingannava le donne, come il guelfo bolognese Caccianemico, che offrì la sorella Ghisolabella al Marchese di Ferrara che gli aveva promesso potere e denaro, ma che poi non mantenne la promessa, o come i familiari della povera Francesca, che credendo di sposare Paolo, invece si trovò come marito lo sgraziato Gianciotto.
Cazzullo si è cimentato in un compito veramente difficile: scrivere qualcosa di originale su Dante e sulla Divina Commedia. Ci riesce anche perché toglie l’esule fiorentino dal triste recinto del limitato uomo medioevale, per trasformarlo nel fondatore della nazione Italia. Qualcuna di noi, influenzata dal titolo del libro pensava che l’autore trattasse Dante come uomo e poeta, mentre il libro è dedicato ai canti e i rispettivi personaggi.
Lo consigliamo a...
A tutti, anche a chi non ha mai letto Dante.
La narrazione è caratterizzata dalla tensione costante dovuta ai luoghi, ai fatti, agli incontri con i dannati che non potranno mai aspirare alla redenzione, così nelle ultime pagine si legge “Questa idea del male come demiurgo del mondo, come iniziatore della storia, può sembrare ed è inquietante, siamo quindi condannati anche noi? No, perché “La Divina Commedia è una vicenda di riscatto e di speranza“. Se questo è stato possibile per l’uomo Dante Alighieri, per la sua vicenda umana, molto più travagliata rispetto alla sua professione di scrittore e di filosofo, può esserlo anche per noi che cerchiamo di attraversare indenni la pandemia.
Le parole chiave del libro
Italia
poesia
storia
Inferno
donne
lingua italiana
crisi
riscatto