Mestoloni, mignattai, alzavole, nomi curiosi per indicare alcuni degli oltre 26.000 volatili che svernano nei paduli di Bientina e Fucecchio, poli d’attrazione per gli uccelli acquatici paragonabili a quello della Maremma. Nonostante il Covid, a gennaio il censimento è andato avanti sotto l’egida dell’Ispra (Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale), organizzato in tutta la regione dal Centro Ornitologico Toscano.
Nel solo padule di Fucecchio le operazioni di conteggio sono state condotte da 15 rivelatori abilitati, assistiti da 15 collaboratori che, a piedi ma anche con imbarcazioni, hanno battuto a tappeto l’area. I risultati confermano il padule di Fucecchio fra le prime aree umide toscane, e con 39 diverse specie fa registrare un record di biodiversità.
Le alzavole, le più piccole fra le anatre europee, sono le più numerose (6012): per loro il padule si conferma come l’area più importante della Toscana, ma non sono mancati gli avvistamenti di specie rare come il tarabuso, la cicogna bianca, la spatola, il fenicottero e la moretta tabaccata.
Sempre ali, ma più colorate, e un altro censimento: protagoniste sono le farfalle. Lo studio, condotto in tutto il Paese e coordinato da Leonardo Dapporto, ricercatore dell’Università di Firenze, è stato realizzato grazie anche al contributo di semplici cittadini, coinvolti in un progetto di citizen science. Centinaia di persone hanno condiviso immagini e informazioni dei loro avvistamenti: in tutto ci sono state 300.000 segnalazioni, che hanno portato al riconoscimento di 269 specie di farfalle e al reperimento di oltre 20.000 sequenze di Dna.
I risultati dello studio sono destinati a cambiare completamente le strategie e le priorità di conservazione delle farfalle italiane. «Abbiamo verificato che sulle Alpi e nell’area che comprende la penisola insieme alla Sicilia vivono specie diverse di farfalle – chiarisce Dapporto – e solo sette sono presenti in entrambe. A ogni specie endemica di ciascuna delle due regioni corrisponde un rischio specifico di estinzione».
In Toscana, nel solo Parco delle Foreste casentinesi, uno dei parchi nazionali che ha partecipato e sostenuto il censimento, sono state rinvenute, sulla base delle segnalazioni, 105 specie, un numero alto rispetto alle attese per la superficie dell’area, per la sua posizione e altitudine. Parnassius mnemosyne, Argynnis niobe, Aglais urticae, Erebia ligea, questi i nomi scientifici di alcune specie che vivono nelle radure di crinale e risultano più a rischio estinzione a causa del riscaldamento climatico.
«Le farfalle, oltre alla bellezza e alla serenità che conferiscono al paesaggio forestale, sono ottimi indicatori per la tutela dell’ambiente e della biodiversità perché legano la loro presenza alle modifiche nella destinazione d’uso del suolo, alle immissioni di inquinanti, all’introduzione di specie animali e vegetali esotiche e ai cambiamenti climatici» spiega Luca Santini, presidente del Parco nazionale. Per questo motivo è importante conoscerle e monitorarne la presenza. «In un contesto di cambiamenti ambientali repentini e imprevedibili – conclude Dapporto –, le strategie per proteggere le farfalle dovranno basarsi sulla conoscenza dell’esatta distribuzione di queste specie e del pericolo di estinzione a cui ciascuna di esse è sottoposta nelle differenti aree. I parchi nazionali avranno la maggiore responsabilità nel proteggere le farfalle endemiche più a rischio, a vantaggio della conservazione di una biodiversità invisibile che non vorremmo scomparisse poco dopo la sua scoperta».