L’8 marzo è la festa della donna. Lo festeggiamo in anticipo telefonando a una donna protagonista, come poche altre, dello spettacolo italiano da più di cinquant’anni: Loretta Goggi. «La mia lotta di emancipazione, di liberazione, è stata lavorare. Fin da quando ero piccola e partecipavo ai primi sceneggiati. A diciott’anni, il mio Sessantotto è stato partecipare a La freccia nera. Da allora, sono sempre stata indipendente economicamente, e mi sono sempre sentita libera».
La freccia nera: Loretta Goggi adolescente, con un caschetto di capelli cortissimi, che si presenta come un ragazzo, per poi rivelarsi una nobildonna in fuga. Era il 1968, con una tv in bianco e nero, a cui lei portava tutti i colori del suo sguardo fiammeggiante. Poi venne tutto il resto: esilaranti imitazioni di Mina e della Vanoni, il successo inatteso e travolgente di Maledetta primavera. Fino al presente, in cui è giudice di Tale e quale show.
Ma Loretta – romana, 70 anni compiuti lo scorso 29 settembre – è protagonista anche al cinema, in un film uscito a febbraio su Sky primafila, Google play e Apple tv. In Glassboy, il ragazzo di vetro, diretto dal toscano Samuele Rossi e girato in Toscana, alla villa medicea di Montevettolini a Monsummano Terme, la Goggi è una nonna dal cuore – apparentemente – di ghiaccio (nella foto insieme al protagonista Andrea Arru). Autoritaria e perentoria, in fondo, però, piena di amore.
La vedremo anche in televisione, il prossimo autunno, nella fiction Fino all’ultimo battito, diretta dalla fiorentina Cinzia TH Torrini, la regista di Elisa di Rivombrosa e di Pezzi unici. Al telefono, Loretta ha la voce vibrante, piena di allegria: la voce di una ragazzina.
Invece lei l’adolescenza quasi non l’ha vissuta. Ha iniziato prestissimo a lavorare…
È vero! Ma è andata bene così. Ricordo quando scattò la molla dello spettacolo in me: ero piccola e dovevo stare in casa perché malata. In televisione, al Musichiere, una bimba cantò una canzone di Renato Rascel e io non so dire che cosa mi successe: ma capii che io avrei voluto fare quella cosa lì, stare dentro quella scatola!
Iniziò tutto con la musica.
La musica è sempre stata la passione della mia vita: mio padre cantava e suonava la chitarra, mi fece studiare pianoforte. E gliene sarò sempre grata.
Poi vennero gli sceneggiati, con lei bambina. E i “musicarelli”, i film con i cantanti del momento. Anche Nel sole, che fece conoscere e incontrare Albano e Romina…
Scelsi di interpretare quei film perché, a sedici anni, non ero né carne né pesce, e soprattutto non volevo spogliarmi: da altri film mi sono tenuta alla larga…
Il cinema un po’ più erotico lo ha conosciuto come doppiatrice…
Ahahah! Sì, quando doppiavo Agostina Belli, Ornella Muti, Silvia Dionisio! Andavo in sala di doppiaggio con la fascetta ai capelli e i peli che spuntavano dai calzettoni, e dovevo dare la voce ai loro incontri sentimentali, alle scene d’amore, di passione.
Con l’amore che rapporto ha avuto? Una grande passione, quella per il coreografo Gianni Brezza, durata più di trent’anni.
Quello per Gianni è stato il mio vero, grande e unico amore. Quando l’ho incontrato avevo ventinove anni, e praticamente non avevo avuto storie sentimentali degne di questo nome. Anche perché ero sempre in giro, sempre travolta dal lavoro, nessuno riusciva a starmi accanto. Poi è venuto Gianni. Mi sono innamorata pazzamente, l’ho amato fino all’ultimo giorno della sua vita.
Avete fatto anche il giro d’Italia in barca a vela…
Gianni adorava la barca. Quando iniziò la nostra relazione mi disse: hai due scelte, venire in barca con me, oppure venire in barca con me! Vincemmo anche dei premi in regate nazionali, noi due, da soli. In barca mi sono rotta tutte le dita dei piedi, ma sono state esperienze bellissime. Le notti passate insieme ai delfini, alle orche, la luna piena nel cielo. Essere in sintonia con il mondo.
E con la televisione di oggi? È in sintonia?
Per fortuna, in una tv dai toni urlati, ho trovato un’oasi di pace che è Tale e quale show. Un programma nel quale si premia davvero il merito. Sono stata testimone dell’emergere dell’immenso talento di Serena Rossi, ma anche di quelli di Paolo Conticini, di Agostino Penna e di tanti altri. Carlo Conti è un conduttore d’orchestra eccezionale: siamo tutti strumenti in mano a lui, che dirige il ritmo dello show come nessun altro.
Lei è stata la prima donna a condurre il festival di Sanremo, nel 1986. Come ci è riuscita?
Semplice! Pippo Baudo quell’anno si era distratto: aveva appena sposato Katia Ricciarelli, a gennaio. Così sono riuscita a infilarmi nello spazio che aveva – temporaneamente – lasciato vacante. Se lo avessimo presentato insieme, sarei scomparsa sullo sfondo. I grandi animali da palcoscenico, e Pippo lo è, non dividono la “carne” del palco con nessuno.
Con i social media che rapporto ha?Zero. Non ho Instagram, non ho Twitter, non ho nemmeno una pagina Facebook!
Invece ha un rapporto con la fede.
Un rapporto molto forte, sì. Riscoperto nella maturità, ma molto intenso.
Quarant’anni fa cantava Maledetta primavera, canzone-cult internazionale, un milione di copie vendute, disco d’oro e disco di platino. Che rapporto ha con quella canzone?
La amo ancora. È stata una grande sfida vinta, in un periodo in cui i discografici volevano che cantassi solo sigle tv per bambini. E oggi è finita fra le più grandi canzoni italiane, insieme a O sole mio e a Volare. Ma, dico, ci rendiamo conto? Loretta Goggi, la bambina che guardava quella scatola e sognava un giorno di finirci dentro?