È partita la sperimentazione clinica degli anticorpi monoclonali di Toscana Life Sciences, la fondazione a partecipazione pubblica con sede a Siena. Sono 40 adulti sani i volontari che si mettono a disposizione della ricerca all‘Istituto Nazionale Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma e al Centro di Ricerche Cliniche di Verona. Obiettivo verificare l’assenza di effetti collaterali e valutare alcuni parametri di farmacocinetica.
I risultati si avranno entro un mese e mezzo. Fra aprile e maggio seguirà la fase due con la somministrazione degli anticorpi a un gruppo scelto di persone malate di Covid per dimostrare l’efficacia degli anticorpi.
Fra i ricercatori che in questi mesi hanno lavorato a questo progetto per contrastare il virus che ha paralizzato il mondo, l’attesa è piena di impazienza e di speranze. Un’impresa destinata a restare nella storia dato che MAD0004J08, l’anticorpo monoclonale selezionato a Siena si è dimostrato efficace anche nel neutralizzare la variante inglese e i virus che contengono le mutazioni chiave di quelle sudafricana e brasiliana, risultati recentemente pubblicati sulla rivista scientifica Cell.
Nel frattempo, è stato siglato «un accordo con Invitalia e Regione Toscana che permetterà di incrementare a Siena il polo di ricerca e realizzare un impianto per produrre anticorpi monoclonali o vaccini nelle quantità necessarie per gli studi clinici. Spesso, infatti, chi sviluppa vaccini e anticorpi non sono le grandi industrie farmaceutiche che poi li produrranno, ma nuove realtà con la nostra o anche come Biontech che ha trovato in Pfizer il partner industriale» spiega Fabrizio Landi presidente di Tls.
Una struttura pronta a partire in qualsiasi momento per trovare la risposta ad altri virus o a batteri che potrebbero dimostrarsi pericolosi per l’uomo. Infatti, il gruppo di Siena, prima dell’avvento del Covid, era impegnato nello studio di anticorpi contro il batterio New Delhi che nel 2019 aveva provocato una serie di decessi in Toscana.
Con l’arrivo di Sar-Cov-2 la ricerca ha trovato un nuovo obiettivo, ma il modello è replicabile per qualsiasi agente patogeno di origine virale o batterica. «Abbiamo fatto un accordo anche con il Ministero della difesa per il coinvolgimento dell’Istituto farmaceutico militare in questo processo della produzione anche di piccoli lotti specifici di vaccini. Non sarà la soluzione al problema che si è verificato in questi mesi per la carenza di milioni e milioni di vaccini, ma su una scala più piccola».
Perché ci siamo trovati in questa condizione di mancanza delle dosi necessarie di vaccino contro il Covid? «L’industria farmaceutica non era pronta per produrre quantità tali da vaccinare persone di tutto il pianeta: per il Covid sono necessarie quantità cento volte superiori alla capacità produttiva antecedente. Inoltre, i vaccini contro i virus necessitano di processi particolari e delicati che non è possibile allestire in breve tempo. Sarebbe stato utile accrescere le capacità produttive delle industrie, già mentre si faceva ricerca, perché per crearne ex novo ci vogliono anni».
Il nuovo polo biomedico porterà alla creazione di oltre cinquanta nuovi di posti di lavoro.