Trama
Il romanzo si svolge fra il 1799 ed il 1868, anni durante i quali la Sicilia subisce numerose dominazioni da parte di varie case reali. “I leoni di Sicilia” è la storia dell’ascesa dei Florio, due fratelli, Paolo e Ignazio, che dopo un terremoto decidono di trasferirsi da Bagnara, in Calabria, a Palermo.
Partendo da una piccola aromateria in cui vendono spezie, i Florio riescono a trasformarla in negozio, ed espandendosi ulteriormente arrivano ad avere un’impresa che tratta svariate merci: spezie, seta, cortice, zolfo, pizzo, tonno e sabbia. La famiglia Florio, dimostrando intraprendenza e grande fiuto per gli affari, si afferma così come una delle più potenti e importanti casate della Sicilia, trattando con nobili e principi. Compreranno case, ville , terreni, quote di assicurazione e di flotte navali. Avranno rapporti commerciali con l’Europa e l’America. I maschi Florio saranno supportati da donne altrettanto forti e decise, anche se incastrate dentro una società maschilista e gretta.
Nonostante i soldi e il successo, la famiglia cercherà di emanciparsi dalla sua umile origine e dalla definizione di “portarobbe”: facchini, con la quale i nobili siciliani ne apostrofano i membri.
I personaggi
Il racconto si incentra maggiormente su Vincenzo, figlio di Paolo e Giuseppina, intraprendente uomo d’affari grazie agli studi compiuti e alle competenze nel commercio acquisite dal padre e dallo zio e anche ai viaggi effettuati in Inghilterra ed in Francia, dove impara le rispettive lingue e copia le metodologie industriali. Emergono poi due figure femminili: Giuseppina, moglie di Paolo e Giulia, moglie di Vincenzo. Sono figure centrali, possiedono una tempra d’acciaio, pur relegate dal contesto storico e culturale ad essere marginali e private della possibilità di scegliere.
La citazione degna di nota
iddu è u’patroni noi siamo: nuddu miscatu cu nenti (pag.367). Letteralmente si tradurrebbe: noi donne siamo nessuno mescolate con niente, ma in italiano si può tradurre: noi donne non valiamo niente
Sarebbe diventato così ricco che non avrebbe avuto problemi a trovare una ragazza di una famiglia con tanti titoli e altrettante ipoteche. Una nobile che si sarebbe abbassata a un borghese come lui. I picciuli non mentono, si dice, la robba non ha parole false. (pag.172)
È il sangue che fa la differenza (pag.146)
Le nostre riflessioni
Nel complesso il libro non ha disatteso le nostre aspettative e ci ha entusiasmato. La lunghezza del testo non deve scoraggiare, perché scorre velocemente. Tutto il libro è sorretto da uno stile nel quale i personaggi sono definiti nei loro caratteri essenziali, lasciando al lettore l’onere e l’onore di immaginare gli stati d’animo dei personaggi, di riempire i vuoti temporali che, volutamente e sapientemente, l’autrice Auci lascia. Qualcuna di noi ha trovato questo vuoto come una scarsa caratterizzazione dei personaggi, soprattutto quelli femminili, che li avvicina a quelli di un romanzo rosa. Abbiamo particolarmente apprezzato le sintesi storiche che introducono i capitoli ed anche i proverbi in dialetto siciliano con le relative traduzioni.
Anche la copertina è accattivante: è un bellissimo dipinto di Vittorio Matteo Corcos, “Ritratto di signora con due adolescenti“.
Lo consigliamo a...
lo consigliamo a chi vuol conoscere la storia della Sicilia di quel periodo e quindi in parte degli italiani.
Le parole chiave del libro
Cortice
nobiltà
emigrazione
putìa
aromateria
ambizione
portarobbe