Le serie tv da guardare durante la quarantena

Uomini d'affari senza scrupoli e un avvocato sempre ai limiti della legalità. Le serie tv da non perdere secondo la rivista culturale Edera

Edera
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Edera è un mensile cartaceo indipendente, gestito e finanziato da ragazzi fiorentini che organizza anche eventi, interviste live e concerti.

Il tempo per stare in casa è ancora tanto ma non mancano le occasioni per passarlo divertendosi. Dopo le prime 4 serie tv da non perdere già segnalate, la rivista culturale Edera ci dà nuovi consigli per l’intrattenimento in streaming.

Diavoli

È molto complicato formulare un giudizio (badate bene, non recensione o critica, per quello ci vuole ancora più tempo) su una serie ancora in corso, ma Diavoli, la nuova produzione Sky con Alessandro Borghi, Kasia Smutniak e Patrick Dempsey, sembra promettere davvero bene.

La serie tv, in onda dal 17 aprile, è ispirata al bestseller omonimo di Guido Maria Brera e racconta le vicende che collegano l’American New York-London Bank alle guerre nordafricane e alla crisi finanziaria europea. Il filo conduttore è Massimo Ruggero (interpretato da un impeccabile Borghi), uno squalo del trading che si trova d’un tratto invischiato nella morte del suo rivale, Edward Stuart.

Il più grande inganno del Diavolo non è farci credere che non esista, è lusingarci, per non farci vedere che il diavolo siamo noi: la frase, che ribalta quasi il finale de I Soliti Sospetti, descrive alla perfezione il fardello dei personaggi avidi, oscuri, misteriosi e ambiziosi della serie. I primi quattro episodi fanno ben sperare nel futuro sviluppo dei protagonisti, (da segnalare anche un ottimo – ci meraviglia? – Patrick Dempsey).

La voce di Alessandro Borghi è doppiata egregiamente da Andrea Mete: ho deciso di non doppiarmi perché non sono un doppiatore e c’è chi fa questo lavoro in maniera eccellente, ma naturalmente vi invito a guardare la serie in lingua originale con i sottotitoli – sostiene l’attore romano. In conclusione (se così si può dire per una serie in corso), Diavoli si presenta brillante cinica e feroce, anche per chi non mastica finanza. Non vediamo l’ora che escano gli episodi 5 e 6.

Better Call Saul

Per gli appassionati di Breaking Bad, Better Call Saul è la miglior medicina a questo periodo di inattività, alla chiusura in casa. Ormai arrivata alla quinta stagione, la serie Netflix può essere definita un piccolo capolavoro firmato Vince Gilligan e Peter Gould. Questa serie comincia in sordina nella prima stagione, per poi compiere un’escalation incredibile (vi ricorda qualcosa? esatto, proprio Breaking Bad).

La costruzione dei profili dei personaggi è lenta, dettagliata e quanto mai precisa, volta a costruire basi solide per lo sviluppo della serie. Jimmy McGill (aka Saul Goodman) è un avvocato interpretato da Bob Odenkirk, arruffatore, venditore nato e fallimentare nelle scelte, senza futuro ma con la naturale aspirazione di dimostrare a tutti il proprio talento. Non sarà Walter White, ma poco ci manca. La bellezza della sceneggiatura, però, è il non focalizzarsi unicamente sulla star. Si introducono vecchie conoscenze come Gustavo Fring (Giancarlo Esposito) o Mike Ehrmentraut (Jonathan Banks), Hank Schroeder (Dean Norris) e la nuova arrivata Kim Wexler (Rhea Seehorn, grandissima protagonista) che fanno da cornice ma simultaneamente completano l’opera principale.

La quinta (e penultima) stagione è l’incoronazione di una serie da non perdere, spietata e veloce. Un capolavoro che fin dall’inizio non utilizza scorciatoie di trama o colpi di scena, ma che sta andando terribilmente vicino alla perfezione. Se non sapete cosa guardare allora, “better call Saul!”.

Sherlock

Lo Sherlock Holmes di Steven Moffat e Mark Gatiss è abbastanza distante dall’originale di Sir Arthur Conan Doyle: qui siamo nella Londra moderna. Due elementi sono però esattamente identici: l’appartamento al 221b di Baker Street e il genio scontroso dell’investigatore più conosciuto al mondo, perfettamente interpretato da Benedict Cumberbatch.

Impegnativo ma piacevole, Sherlock ha alle spalle una produzione di tutto rispetto; un doveroso plauso anche alle musiche. Ogni (lunghissimo) episodio è sostanzialmente irrelato dagli altri (fatta eccezione per l’ultima stagione), con una trama generale di fondo che caratterizza i personaggi. Spicca tra questi Watson (Martin Freeman), nella serie coinquilino di Holmes e reduce della guerra in Afghanistan. Un bel modo di svecchiare il famosissimo duo.

Altered carbon

Uno dei titoli Netflix più interessanti in circolazione, Altered Carbon, è la trasposizione televisiva di Bay City, libro di Richard K. Morgan. Anno 2384: l’umanità ha conquistato nuovi mondi, governati dal Protettorato, e la morte è stata sconfitta: le tecnologie più moderne permettono di immagazzinare la coscienza umana sotto forma di I.D.U. (Immagazzinamento Digitale Umano) e trasferirla da corpo a corpo (“da custodia a custodia”).

Takeshi Kovacs è un ex-soldato, risvegliato dopo 250 anni di “stasi carceraria” (detenzione della sua I.D.U.) per indagare sulla misteriosa morte di uno dei Mat, l’élite di ricchissimi umani che possono permettersi infiniti ritrasferimenti della propria I.D.U.  e rendersi praticamente immortali. Infatti, è lui stesso che commissiona a Kovacs le indagini sulla propria morte (o almeno: sulla morte di una sua custodia).

Toni cupi, ambientazioni cyberpunk alla Blade Runner 2049, sceneggiatura tagliente e complessi giochi di potere sottobanco: la prima stagione è un ottimo prodotto. Peccato per la seconda stagione, che tende a smorzare i toni, perdendo il carattere rude dell’inizio. Un buon prodotto, nel complesso: speriamo che la terza stagione (qualora dovesse essere girata) riporti la trama sul tracciato originale.

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