Arriva la primavera e, con lei, le Giornate del FAI grazie alle quali, in 27 anni di storia, 11 milioni di Italiani hanno avuto l’opportunità di visitare oltre 13.000 luoghi spesso inaccessibili ed eccezionalmente visitabili in più di 5.000 città di tutta Italia. Causa emergenza sanitaria, le giornate programmate per il 21 e 22 marzo sono state soppresse ma è comunque possibile andare alla scoperta di luoghi, tradizioni e bellezze italiane con un giro virtuale fatto di video e foto proposte sul sito e sui canali social del FAI che ha lanciato l’iniziativa #ItaliaMiManchi: visitando le pagine, è possibile passeggiare per i giardini, conoscere le storie inedite di oggetti di grande valore storico e artistico, scoprire spazi nascosti e godere della bellezza del nostro Paese. Il FAI ha suddiviso i tour possibili in diverse rubriche, come “Piccoli oggetti, grandi storie”, “La prima volta a…”, “Ricette d’autore”, “Viaggio Letterario nei Beni del FAI”, oppure “Racconti in giardino”, “Un giro a…” o altri.
In occasione di Tourisma, l’evento che si è svolto al Palazzo dei Congressi di Firenze lo scorso febbraio, abbiamo chiesto ad Andrea Carandini, presidente del FAI, di raccontarci il suo punto di vista sul patrimonio artistico, sulla cultura e su come valorizzarle per restare il grande Paese che siamo. Vi riproponiamo l’interista rilasciata alle telecamere di Informatore TV.
Patrimonio artistico e paesaggio: come tutelare la bellezza del nostro Paese?
«La conoscenza è l’unica via di salvezza. Ricerca, studio, storia, archeologia: sono l’unico modo che abbiamo per ricostruire i paesaggi che non siano quelli di oggi. Le nostre città sono frutto di stratificazioni cresciute un livello sull’altro, portano il segno di mille mani e vicende e questo le rende ancora più affascinanti. La storia è la nostra memoria è scritta nelle pietre: dobbiamo imparare ad averne più cura e dobbiamo imparare a guardare tutto il presente con occhi diversi».
Da giovane archeologo lei si soffermò sui rifiuti rintracciati negli scavi. Perché questa idea?
«Nella mia ottica l’archeologia e lo studio del passato si basa sull’idea di contesto, di sistema, di insieme. Perché tutto si tiene. L’immondizia, lo vediamo anche oggi, è testimonianza involontaria di una civiltà: quali merci si consumano, le abitudini alimentari e igieniche, il gusto di un’era. Una discarica è una lezione di economia».
Scuola e università, istruzione e formazione: che contributo possono dare alla tutela del patrimonio artistico e culturale?
«Bisogna unire, da una parte la serietà degli studi, l’alta qualità della formazione, al fatto che qualsiasi cittadino italiano deve poter godere del nostro patrimonio. E i cittadini si formano nelle scuole, con opportunità di studio e formazione serie e per tutti. Per apprezzare la bellezza occorre conoscerla. Occorre studiare i libri, farsi domande, rintracciare i fili della storia. Conoscere la nostra storia ci permette di apprezzare fino in fondo tutta la bellezza che gli uomini hanno saputo esprimere nei secoli. E di cui noi, siamo figli».