Se serviva una prova, questa ce l’ha servita nel piatto il virus arrivato dalla misteriosa provincia cinese dell’Hubei. Solo un servizio sanitario forte è in grado di fornire una risposta efficace a un’emergenza globale: «Fin da subito le strutture e il personale sanitario hanno lavorato con la massima dedizione e professionalità. Abbiamo messo in campo azioni che sono state progressivamente adeguate nel tempo, in armonia con le direttive del governo e con i principi di proporzionalità e appropriatezza che abbiamo sempre seguito. Abbiamo fatto anche un grande lavoro di prevenzione, in particolare con la comunità cinese, che ci è stato riconosciuto dall’Istituto Superiore di Sanità» precisa il governatore della Regione Toscana, Enrico Rossi.
In cosa si è differenziata la risposta della Toscana rispetto alle altre regioni?
Sicuramente il fatto che la nostra regione sia stata nelle prime settimane meno colpita dall’epidemia ci sta consentendo di approntare al meglio l’intera macchina. I posti in terapia intensiva sono finora sufficienti e stiamo lavorando per espanderli in maniera significativa. Abbiamo deciso la riorganizzazione degli ospedali, creando due percorsi separati: 22 ospedali saranno dedicati interamente a pazienti con Corona virus, e 19 a coloro che sono affetti da altre patologie. I posti totali per la terapia intensiva dedicati a pazienti Covid19 saranno oltre 400, e potenzieremo del 100% i posti per la terapia sub-intensiva.
In Toscana, inoltre, abbiamo 12.000 posti letto e stiamo lavorando per gestire almeno 2/3000 ricoveri per persone contagiate. Abbiamo fatto un accordo con gli albergatori toscani per ospitare tutte le persone che non possono trascorrere la quarantena e la fase post-ospedaliera in casa. Parliamo di almeno 2000 posti. Infine, una nota sui dispositivi di protezione. Siamo impegnati al massimo per non far mancare nulla al personale sanitario. Anche per questo, oltre alle forniture che giungono dalla Protezione Civile, abbiamo stretto un accordo con alcune aziende toscane per produrre una mascherina in tessuto non tessuto, testata dal Dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze.
Sul territorio regionale ci sono state differenze nel modo di affrontare l’emergenza?
La pressione è stata chiaramente maggiore in alcune zone, ma in tutte le Ausl si applicano i medesimi protocolli. Una strategia unitaria è di fondamentale importanza.
Che ruolo ha svolto la Centrale Remota per le Operazioni di Soccorso Sanitario (Cross)?
La Cross, che ha una sede a Pistoia e una a Torino, ha un compito fondamentale: nel momento in cui una regione esaurisce i posti letto a disposizione nei propri ospedali, il sistema si attiva per rendere possibile il trasferimento dei malati in altre regioni. In una situazione come quella attuale svolge un ruolo decisivo.
Quando entrerà in servizio il nuovo personale medico e sanitario annunciato?
I tempi dell’immissione in servizio dei nuovi operatori sanitari – 2000 persone tra infermieri e medici – saranno i più rapidi possibili. Lavoriamo per ridurre al minimo i tempi burocratici in modo da poter contare su un supporto effettivo nel contrasto all’epidemia. Ci siamo adoperati affinché l’assunzione a tempo indeterminato riguardasse sin da subito il maggior numero possibile di operatori. Da questa situazione di emergenza vogliamo cogliere l’occasione per rafforzare stabilmente la sanità pubblica.
Il Coronavirus ha dimostrato quanto sia importante un servizio sanitario pubblico…
Per troppo tempo il Servizio Sanitario Nazionale è stato pesantemente definanziato. Quest’emergenza rende evidente quanto sia importante contare, sempre, su un servizio sanitario gratuito e universalistico ben funzionante: è una grande conquista civile ed è un fondamentale presidio di uguaglianza.
Un suo cavallo di battaglia sin da quando era assessore alla Sanità…
Nonostante i pesanti tagli, abbiamo difeso il più possibile l’intero sistema. Abbiamo razionalizzato senza ridurre servizi e prestazioni e abbiamo costruito nuovi ospedali.
È alla conclusione della sua esperienza da presidente della Regione: che sistema sanitario ci lascia?
I dati delle classifiche internazionali, che mostrano stabilmente il nostro sistema ai livelli più alti, confermano l’ottimo livello e la qualità della sanità toscana. Per il futuro spero che, anche a livello nazionale, vi sia finalmente la presa d’atto della necessità di invertire la rotta, aumentando significativamente le risorse al settore sanitario.
Il problema dei virus e dei batteri resistenti agli antibiotici ci accompagnerà in futuro. Come proteggerci?
Come dicevo, occorre potenziare il servizio sanitario con nuove assunzioni, adeguati finanziamenti e un robusto sostegno alla ricerca. Ma altrettanto importante sarà un modello di sviluppo e di consumi razionale e rispettoso dell’ambiente. Ci vorrà un governo su scala mondiale sempre più ispirato alla solidarietà e alla collaborazione e cooperazione tra le nazioni.
Può insegnarci qualcosa questo Coronavirus?
In questa crisi abbiamo sperimentato l’importanza di una reazione pronta, corretta ed efficace da parte delle istituzioni e come questa reazione abbia bisogno della collaborazione e dell’aiuto dei cittadini. Per quanto riguarda la vita sociale, economica e, aggiungo, democratica mi auguro riprenda al più presto non appena risolta l’emergenza.
(Intervista realizzata il 13 marzo 2020)