La memoria rende liberi

Le riflessioni del Circolo di lettura di Campi Bisenzio sul libro "La memoria rende liberi" di Enrico Mentana e Liliana Segre

Il libro

Enrico Mentana, Liliana Segre – La memoria rende liberi. La vita interrotta di una bambina nella Shoah, ed. Rizzoli

Letto dal Circolo di lettura della sezione soci di Campi Bisenzio nel gennaio 2020

Sinossi

“Un conto è guardare e un conto è vedere, e io per troppi anni ho guardato senza voler vedere”. Liliana ha otto anni quando, nel 1938, le leggi razziali fasciste si abbattono con violenza su di lei e sulla sua famiglia. Discriminata come “alunna di razza ebraica”, viene espulsa da scuola e a poco a poco il suo mondo si sgretola: diventa “invisibile” agli occhi delle sue amiche, è costretta a nascondersi e a fuggire fino al drammatico arresto sul confine svizzero che aprirà a lei e al suo papà i cancelli di Auschwitz.

Dal lager ritornerà sola, ragazzina orfana tra le macerie di una Milano appena uscita dalla guerra, in un Paese che non ha nessuna voglia di ricordare il recente passato né di ascoltarla. Dopo trent’anni di silenzio, una drammatica depressione la costringe a fare i conti con la sua storia e la sua identità ebraica a lungo rimossa. “Scegliere di raccontare è stato come accogliere nella mia vita la delusione che avevo cercato di dimenticare di quella bambina di otto anni espulsa dal suo mondo. E con lei il mio essere ebrea”.

Enrico Mentana ha raccolto nel libro le memorie di una testimone d’eccezione ripercorrendo la sua infanzia, il rapporto con l’adorato papà Alberto, le persecuzioni razziali, il lager, la vita libera e la gioia ritrovata grazie all’amore del marito Alfredo e ai tre figli.
(dal sito della casa editrice Rizzoli)

Le nostre riflessioni

Le testimonianze dirette di chi ha vissuto la prigionia nei campi di sterminio hanno un valore incommensurabile in quanto non sono unicamente documento storico, ma hanno una capacità evocativa di grande impatto emotivo.

Il percorso narrato da Liliana Segre, dall’infanzia fino all’arresto, e la detenzione ad Auschwitz ci ha lasciato con il fiato sospeso, tutti conoscevano l’esito della narrazione (non era un giallo), ma ad ogni passaggio del testo siamo stati percorsi da un senso di empatia ed immedesimazione. Abbiamo sofferto con Liliana, compreso il suo rimpianto per la sua spensieratezza di bambina, le sue iniziali incertezze (come è possibile che questo possa accadere e perché?) e poi il senso incombente di paura e di pericolo, e la sua incredulità di fronte alla malvagità e all’indifferenza di uomini e donne.

Pur raccontato con tono pacato e misurato, il libro ci ha commosso ed ancora una volta ha suscitato orrore e condanna nei confronti di un’atroce realtà storica che non deve verificarsi mai più.

Lo abbiamo scelto perché…

Abbiamo scelto la lettura di questo testo anche in seguito alle vicende della cronaca recente che hanno visto l’autrice oggetto di ottuse critiche e minacce come se la sua testimonianza desse fastidio o facesse ombra a qualche assurda pretesa di negare ciò che è stata o addirittura giustificarlo

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